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“Immagino la Chiesa del futuro come San Paolo VI nella Evangelium Nuntiandi: una Chiesa in pellegrinaggio”.

 

 

Lo ha detto il Papa, nell’intervista (RIVEDI) trasmessa ieri dal programma di Raitre “Che tempo che fa”. “Il male più grande della Chiesa è la mondanità spirituale”, ha ribadito Francesco, che citando il teologo Henri De Lubac ha aggiunto: “È la cosa peggiore che possa succedere alla Chiesa, peggio ancora dei Papi libertini”. “Il clericalismo genera rigidità, e sotto ogni rigidità c’è putredine”, ha spiegato Francesco: “La mondanità spirituale genera clericalismo che porta a posizioni rigide, ideologiche, dove l’ideologia prende il posto del Vangelo. Il clericalismo è una perversione della Chiesa”.

“Pensiamo di essere onnipotenti di fronte alla Terra”, il grido d’allarme del Papa riguardo al futuro del nostro pianeta: “Dobbiamo riprendere il rapporto con la Terra dei popoli aborigeni, il buon vivere. Buttare la plastica in mare è un crimine, uccide”. Poi il Papa ha citato una canzone di Roberto Carlos nella quale un figlio chiede al padre “perché il fiume non canta più. Il fiume non canta perché non c’è più”. Interpellato sui suoi gusti musicali, Francesco ha risposto: “Cosa ascolto? Ascolto i classici. E il tango. L’ho anche ballato: un porteño (cittadino di Buenos Aires, ndr.) che non balla il tango non è un porteño”, ha detto il Papa.

“Di fronte alle sofferenze noi spesso vediamo e passiamo oltre, dimentichiamo. Non basta vedere, è necessario sentire, è necessario toccare”, ha aggiunto il Pontefice mettendo in guardia dalla “psicologia dell’indifferenza: vedo ma non mi coinvolgo”. “Quando c’è qualcuno che arriva a confessarsi - ha raccontato Francesco - spesso chiedo: quando dai l’elemosina, tocchi la mano della persona a cui la dai? Lo guardi negli occhi? Ci manca il toccare le miserie, e il toccare le miserie ci porta all’eroicità. Medici e infermieri, in questi anni di pandemia, hanno toccato il male, e hanno scelto di stare lì con gli ammalati”.

Per il Papa, “il tatto è il senso più completo, che ci mette la realtà nel cuore: toccare, farsi carico dell’altro. Se guardiamo senza toccare qual è il dolore della gente, mai potremo trovare un’altra via: è la cultura dell’indifferenza”. “Quando Gesù parla di come bisogna comportarci, usa la parabola del buon Samaritano”, ha sottolineato Francesco: “Due persone, magari anche brave, vedono un uomo ferito a terra, e passano oltre. Il samaritano si ferma, tocca, sente la sofferenza, e agisce”. “Guardare dall’alto in basso è lecito solo in un caso: quando si sta aiutando qualcuno a rialzarsi. Un altro sguardo dall’alto in basso non è lecito, mai. Perché è uno sguardo di dominio. Ci sono impiegate che ogni giorno pagano col corpo la stabilità lavorativa, questo succede ogni giorno”.

 

 

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