“Abitare, accogliere, diventare figli” sono i tre verbi con i quali mons. Marcello Semeraro, vescovo di Albano, apre il messaggio di Natale 2019.

Tre verbi ‘raccolti’ dal Vangelo di Giovanni che verrà proclamato nella Messa del 25 dicembre: «il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi…Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio». 

Gesù non è giunto né come un turista né come un occupante «è arrivato come uno straniero – precisa Semeraro – perché la sua patria era altrove: il grembo del Padre, dove fin dall’eternità è stato generato e dal quale non si allontanerà mai». Un messaggio che lega col filo dell’amore eterno ciò che è avvenuto tanto tempo fa e la contemporaneità: Gesù «è giunto senza permesso di soggiorno; lo ha fatto chiedere, anzi, a una donna di un angelo sperduto del mondo. Giunge a noi come estraneo e i suoi non lo hanno accolto. Ecco la storia».

Ne segue un’intensa definizione del Natale di Marcello Semeraro come “dramma di un respingimento”, anche se il vangelo di Luca, precisa, narra laconicamente e in modo “anonimo e burocratico” che non c’era posto nell’alloggio. Eppure dinanzi ad una chiusura, alcune persone aprono le braccia al Bambin Gesù: due sposi che si vogliono bene, Maria e Giuseppe, i pastori di Betlemme, ritenuti gli ‘scartati dell’epoca’, alcuni Saggi giunti da Oriente, che seguono la buona stella, eludendo la furbizia del potente di turno. Cambiano rotta, con coraggio, per un incontro che significa accoglienza: «La nascita - ogni nascita, non solo quella di Gesù - è questione di accoglienza».

Un’accoglienza che ci rende ‘figli di Dio’: «Il mistero che si realizza per quanti accolgono Gesù Salvatore - generati non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio - è un po’ una sorta di specchio per ciò che si avvera in chiunque accoglie chi giunge d’altrove». Per divenire figli, almeno uomini, «perché - conclude Semeraro - ci veda diventare più umani». E non solo a Natale!