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Aperuit illis; è questo il titolo della lettera con la quale Papa Francesco ha istituito la Domenica della Parola di Dio che celebreremo domenica 26 Gennaio.

Riprende il versetto del Vangelo di Luca - «Aprì loro la mente per comprendere le Scritture» (Lc 24,45) – con cui Gesù Risorto, apparso ai discepoli, spiega il senso della sua passione, morte e risurrezione. Gesù stesso aprendo le menti e i cuori all’intelligenza della Scrittura e facendo ardere il cuore di chi lo ascolta, come ai due pellegrini in cammino verso Emmaus (Lc 24,32), illumina la via dei discepoli con la luce della Parola - «bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi» (Lc 24,44).

La giornata che vivremo è l’occasione per fermarci a riflettere circa la ricchezza della Sacra Scrittura che illumina e schiarisce il cammino della Chiesa.

Per comprendere la bellezza della Parola di Dio è necessario, anzitutto, acquisire la consapevolezza che si tratta di una parola «alla maniera umana» (Dei Verbum 12), come sottolineano i primi versetti della Lettera agli Ebrei: «Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio» (Eb 1,1-2). E a cosa serve la parola umana? Informa, rivela, mostra una realtà, consente una relazione, ha bisogno di qualcuno che ascolti, può azzerare le distanze, creare comunione, favorire un dialogo tra un io e un tu che diventano un noi. Se questo è vero per le tante parole che diciamo o ascoltiamo ogni giorno, lo è ancora di più per la Parola di Dio che inserisce l’uomo, il cristiano e la Chiesa nel grande mistero del suo amore. Cosa è, dunque, il testo biblico? Un tu con cui siamo chiamati ad entrare in dialogo, il volto di Dio che è “Altro” da noi, che ci fa sperimentare l’essere compresi, guidati, che ci fa emozionare, anche se talvolta ci supera creando una lontananza che genera un mistero. La Scrittura, così centrale per la vita della Chiesa, ci invita a vivere questa realtà di un noi che nasce dal dialogo e dall’unione “io-tu”; come scrive Lévinas «la vera unione non è un insieme di sintesi, ma un insieme di faccia a faccia» (E. Lévinas, Etica e infinito, Roma 1984, 94).

La domenica della Parola, quindi, è occasione di scoprirsi dinanzi a Dio che parla all’uomo e che ci pone davanti al mistero. Anche a noi il Signore apre la mente per comprendere le Scritture ogni volta che ci mettiamo di fronte a Lui e alla sua Parola, faccia a faccia, senza far dire al testo e al Signore ciò che realizza i nostri desideri e senza servirsi delle parole a nostro piacimento. D’altronde, la Parola di Dio non serve solo ad informarci su qualche evento o ad assecondare la nostra vita, ma desidera cambiarci, farci compiere un cammino che provoca, interroga, scuote e apre alla speranza; la Parola non dice semplicemente qualcosa, ma agisce, compie, cambia persone e situazioni. A ciascuno il compito di partecipare a questo dialogo, di ascoltare per poter obbedire e trovare quella chiave che ci aiuti a comprendere gli eventi della nostra storia.

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