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In questi giorni in cui sono sospese le celebrazioni eucaristiche con concorso di popolo, le messe vengono trasmesse attraverso i canali social come fa Portalecce, per soddisfare le esigenze spirituali dei fedeli.

 

Sappiamo quanto ordinariamente siano di conforto spirituale a persone ammalate, anziane, impossibilitate alla presenza fisica alla celebrazione.

Mai come oggi, nell’epoca del virtuale, si pone una frequentissima e popolare domanda: “Le messe trasmesse ‘valgono?’”. Rispondere a una tale domanda non è semplice, perché occorre uno studio approfondito e in tal senso gli studi non mancano.

Leggevo proprio nell’ultimo numero di Rivista di Pastorale liturgica (gennaio-febbraio n. 338), dedicato a media e liturgia, un articolo quasi profetico di Manuel Belli: Ma la messa in tv “vale”?.

Senza entrare nel tecnicismo liturgico dei vari elementi, che determinano una “actuosa partecipatio”, partecipazione attiva, (spazio, presenza, convocazione, corpo, immagini, suoni, canto ecc.), le celebrazioni trasmesse ci aiutano nel tempo dell’emergenza del Coronavirus a far emergere una dato di fatto importante, che forse a tutti noi negli ultimi tempi sfugge nel momento in cui osserviamo che, anche prima della diffusione dell’epidemia, le chiese tendevano a svuotarsi per le celebrazioni.

Oggi non si tratta di rispondere tanto alla domanda “vale” o “non vale”, ma cosa significhi per me “partecipare” o meglio “assistere” ad una celebrazione televisiva.

Il fatto più importante, a mio modesto parere, è capire che le messe trasmesse attraverso i media ci aiutano a valorizzare la dimensione del digiuno e a comprendere sempre più, laici e presbiteri che la celebrazione eucaristica non è l’offerta di un prodotto, ma l’esperienza di vita.

Questa insolita esperienza quaresimale mi dà la speranza che, quando ritorneremo a sentirci persone radunate nelle nostre chiese, riscopriremo anche la bellezza, l’ampiezza, e la profondità della rubrica del Messale Romano all’inizio del formulario della Messa con il popolo: “Quando il popolo si è radunato, il sacerdote con i ministri si reca all’altare; intanto si esegue il canto d’ingresso”.

Allora, risentiremo il profumo pasquale.

 

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