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In quanti in questa Quaresima sentono la necessità di confessarsi? E poi, se a Pasqua la situazione non sarà cambiata come fare per ricevere il perdono di Dio se non si può uscrire di casa se alla stessa regola sono soggetti anche i sacerdoti?

 

 

Stamattina, nell'omelia nella cappella di Santa Marta, Papa Francesco ha fatto chiarezza sulla questione (CLICCA QUI). «Io so che tanti di voi, per Pasqua - ha detto il Papa - andate a fare la confessione per ritrovarvi con Dio. Ma, tanti mi diranno oggi: “Ma, padre, dove posso trovare un sacerdote, un confessore, perché non si può uscire da casa? E io voglio fare la pace con il Signore, io voglio che Lui mi abbracci, che il mio papà mi abbracci… Come posso fare se non trovo sacerdoti?” Tu fai quello che dice il Catechismo».

«È molto chiaro: se tu non trovi un sacerdote per confessarti - ha spiegato Francesco - parla con Dio, è tuo Padre, e digli la verità: “Signore ho combinato questo, questo, questo… Scusami”, e chiedigli perdono con tutto il cuore, con l’atto di dolore e promettigli: “Dopo mi confesserò, ma perdonami adesso”. E subito, tornerai alla grazia di Dio. Tu stesso puoi avvicinarti, come ci insegna il catechismo, al perdono di Dio senza avere alla mano un sacerdote. Pensate voi: è il momento!  E questo è il momento giusto, il momento opportuno. Un atto di dolore ben fatto, e così la nostra anima diventerà bianca come la neve».

Papa Francesco ha fatto sostanzialmente ridferimento ai numeri 1451 e 1452 del Catechismo della Chiesa cattolica, promulgato da San Giovanni Paolo II e redatto sotto la guida dell’allora Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, Joseph Ratzinger. A proposito della “contrizione”, il catechismo, citando il Concilio di Trento, insegna che tra gli atti del penitente «occupa il primo posto. Essa è “il dolore dell'animo e la riprovazione del peccato commesso, accompagnati dal proposito di non peccare più in avvenire”».

«Quando proviene dall'amore di Dio amato sopra ogni cosa - dice ancora il Catechismo - la contrizione è detta “perfetta” (contrizione di carità). Tale contrizione rimette le colpe veniali; ottiene anche il perdono dei peccati mortali, qualora comporti la ferma risoluzione di ricorrere, appena possibile, alla confessione sacramentale». Dunque, in attesa di poter ricevere l’assoluzione da un sacerdote non appena le circostanze lo permetteranno, è possibile con questo atto essere subito perdonati. Anche questo era già affermato dal Concilio di Trento, nel capitolo 4 della Doctrina de sacramento Paenitentiae, dove si afferma che la contrizione accompagnata dal proposito di confessarsi «riconcilia l'uomo con Dio, già prima che questo sacramento realmente sia ricevuto».

 

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