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Nei versi profondi di Luca Riggio, volontario della Caritas, tutta l’impotenza, la disperazione, il desiderio di dare un contributo, propri di chi è costretto a casa, mentre intorno esplode una crisi sanitaria di proporzioni mondiali. Eccoli.

 

 

La mia testa sta per scoppiare. E da giorni che ti vorrei aiutare, ma tutti dicono a casa devi restare. A casa sto restando mentre tu stai lavorando: i tuoi gesti, il tuo sapere tanti di noi stanno salvando. Indietro non ti stai tirando mentre tu stesso stai morendo. Caro fratello, amico mio, è difficile dire cosa sta succedendo, ma certamente tu ci stai insegnando che tra l'odio e l'amore non c'è proprio paragone. Tu la scelta l'hai già fatta, in quell' ospedale che sembra una trincea, corri lotti sudi e piangi, ma certamente non ti arrendi. Noi, che a casa stiamo, a te che curi, a chi trasporta, a chi pulisce, un grande grazie ti mandiamo e una preghiera per voi facciamo. Lo stesso faremo per i fratelli che più non vedremo. Grazie amico mio, forza e coraggio, quando tutto passerà, grande festa noi faremo”.

Viviamo una crisi che sta mettendo l’umanità di fronte alla sua fragilità, alla presuntuosa piccolezza nei confronti di un nemico potentissimo, ma invisibile, all’inizio forse sottovalutato.

Una calamità che ha stravolto i ragionamenti consueti e ha dolorosamente insegnato come piccole abitudini quotidiane, camminare, incontrarsi, darsi la mano, abbracciarsi, decidere di uscire o meno siano doni che diamo per scontati, ma che tali non sono.

Le parole del volontario rivolgono un riconoscente ringraziamento a tutto il personale medico, infermieristico e che lavora a vario titolo negli ospedali con abnegazione ed in condizioni precarie, come in trincea, senza sentirsi eroi.

In filigrana l’accusa verso politiche che, nel corso degli anni, hanno tagliato fondi alla sanità pubblica, invece di incentivare un sistema che, nella sua impostazione, volta alla centralità della cura per ogni uomo, è tra i migliori del mondo.

Potrà perciò suonare ipocrita il coro di lodi che si leva oggi intorno alla sanità, se non accompagnato da adeguata misure di valorizzazione, quando questa catastrofe sarà uno spaventoso passato.

Liggio non dimentica le tantissime persone sconfitte dal morbo, andate via senza l’ultimo saluto ai e dei parenti, senza una cerimonia che dia solennità al momento. Ogni giorno un bollettino di guerra. Con loro perdiamo un pezzo di noi tutti: sono i nostri cari, caduti di una guerra senza esclusione di colpi.

Nessuno viene dunque dimenticato dalle parole in rima che nella loro accorata armonia sono un invito a non arrendersi, a trovare conforto nella preghiera non come segno di resa, ma come umile richiesta di protezione per i nuovi eroi, come conforto nel continuare a lottare e a coltivare la speranza nell’umanità.

Sono parole in cui i termini “fratello”, “amico” si caricano di un profondo significato che richiama alla condivisione, alla riconoscenza ed alla solidarietà della cui necessità il Covid 19, il Coronavius, ci dà dimostrazione ogni giorno; solidarietà che superi i confini regionali nazionali e continentali: il virus ignora logiche e convenzioni  umani e con questa realtà l’Europa e il mondo intero dovranno fare i conti e progettare una nuova visione sociale ed economica .

Insieme si vince è il messaggio di Luca Liggio, ognuno facendo la sua parte, quella di restare a casa è certo, nonostante tutto, la più semplice, quella rispettosa del lavoro di tutti. Stare in casa, imponendosi serenità è anche un modo per dare sostegno a chi combatte in prima linea, dalla sanità alle forze dell’ordine, a coloro che assicurano gli approvvigionamenti, nel comune obiettivo di   ritrovare, se non più come prima, una nuova consapevole serenità.

 

Forum Famiglie Puglia