Cari amici medici, infermieri e operatori sanitari,
come i vostri ammalati, anch’io, stando sulla croce, faccio fatica a respirare. Mi sembra quasi di soffocare. Imploro aiuto. Desidero almeno un leggero e momentaneo sostegno. Qualcuno che mi dia un po’ di sollievo.
Sento che «è arido come un coccio il mio palato, la mia lingua si è incollata alla gola» (Sal 21,16). Avverto la sete, in modo bruciante e così, mentre le mie forze vengono meno, lancio un grido: «Ho sete» (Gv 19,28). Desidero una bevanda dissetante, ma mettono «veleno nel cibo e quando avevo sete mi hanno dato aceto» (Sal 69,21-22).
Chissà quante volte anche voi, in questi giorni così stressanti, avete provato la stanchezza, la fame e la sete negli ospedali, nelle case di cura, nelle strutture sanitarie e anche nelle tende, allestite in fretta e furia, per cercare di far fronte alla moltitudine delle persone contagiate.
Le implorazioni dei malati, il loro sguardo supplicante, il loro abbandono nelle vostre mani sono stati un’iniezione di nuova energia. Quasi quasi non avete provato più la stanchezza. Non vi siete risparmiati. In un impeto di fraterna generosità, mossi dalla grave emergenza, non vi siete concessi soste, pause, intervalli e, in qualche caso, avete contratto la stessa malattia che stavate cercando di curare negli altri. Alcuni di voi sono morti, mentre accudivano i propri pazienti. Qualche volta, prima di loro.
La mia è una sete che porta alla morte! L’amore mi brucia dentro. Ho bisogno di dissetarmi per trovare un po’ di sollievo. L’amore è una strana bevanda: estingue la sete e la acuisce. Chi ama, vuole amare sempre di più. Voi, come me, siete l’esempio di un amore che non si arresta davanti al pericolo, pur sapendo di poter andare incontro alla morte. Arde, in noi, una sete d’amore per gli altri, come quella di un innamorato per la sua amata, di un padre per suo figlio, di una mamma per il suo bambino. Pensando al vostro e al mio sacrificio, mi viene da dire: «Quanta sete nel mio cuore, solo in Dio si spegnerà».
Gesù
vostro fratello e redentore
*Vescovo di Ugento-S. Maria di Leuca