Nel contesto del cinquantesimo anniversario della promulgazione del Messale Romano del Vaticano II, approvato da Paolo VI l’11 marzo e promulgato con decreto della Sacra Congregazione per il Culto Divino del 26 marzo 1970, giovedì santo, la Chiesa italiana ha il suo nuovo strumento per la celebrazione eucaristica.
Sarà, infatti, prossimamente presentata la nuova traduzione italiana del Messale, approvata dal Santo Padre il 16 maggio 2019 e considerata ufficiale per l’uso liturgico dalla Conferenza Episcopale Italiana, l’8 settembre 2019. Il suo uso è consentito a partire dalla sua pubblicazione, mentre la sua obbligatorietà dal 4 aprile 2021.
Nuova edizione, dunque, che rimanda ad altre che l’hanno preceduta. La prima versione italiana del Messale Romano fu approvata dalla Congregazione per il Culto Divino il 29 novembre 1972 e promulgata dalla Conferenza Episcopale Italiana il 19 marzo del 1973, divenendo obbligatoria a partire dal giorno di Pentecoste, il 19 giugno del medesimo anno. In questa prima edizione in lingua nazionale, il Messale italiano, che risulta essere semplicemente una traduzione della prima edizione tipica latina, aggiunge, come novità rispetto al testo tipico, vari modelli di atto penitenziale della terza forma.
La seconda edizione italiana, preparata a partire dalla editio typica altera latina, vide la luce nel 1983, dopo un lungo periodo di attesa di oltre quattro anni, con l’approvazione della Congregazione per il Culto Divino il 29 giugno 1983. Essa fu dichiarata tipica per la lingua italiana e ufficiale per l’uso liturgico dalla Conferenza Episcopale Italiana il 15 agosto dello stesso anno. Rispetto all’edizione latina di riferimento, la seconda edizione italiana presentando diverse novità al suo interno, è essa stessa considerata una novità, dal momento che tale edizione non è stata una semplice traduzione in lingua italiana di un libro liturgico latino, ma un vero e proprio adattamento agli usi e costumi del popolo italiano.
In tale contesto si colloca la terza edizione italiana del Messale Romano, le cui caratteristiche sono riscontrabili nel testo della “Presentazione” che la Conferenza Episcopale Italiana ha inserito all’inizio del libro liturgico, quasi come chiave di lettura della novità in esso contenute.
Ciò che risalta subito è che la nuova edizione del Messale in lingua italiana si basa su quella rinnovata in lingua latina, il cui contenuto è tradotto e adattato secondo gli usi e costumi del popolo italiano.
Il testo del Messale si pone in linea di continuità con l’edizione del 1983, di cui mantiene le nuove monizioni nell’Ordo Missae, i nuovi prefazi e gli embolismi propri delle Preghiere eucaristiche, le nuove antifone alla comunione con testi biblici desunti dal brano evangelico del giorno, la nota agiografica nei formulari del proprio dei santi, le orazioni alternative per le domeniche e le ferie del tempo ordinario per gli anni A, B e C.
Una certa discontinuità con la precedente edizione, invece, si ravvisa nell’aver introdotto alcune variazioni nella traduzione di alcuni testi dove emerge la preoccupazione di un linguaggio più inclusivo, in linea con una sensibilità oggi molto diffusa, nella conformazione, in ordine alla traduzione dell’incipit del Gloria in excelsis, al testo lucano (Lc 2,14), secondo la nuova versione della Bibbia CEI: «e pace in terra agli uomini, amati dal Signore», nell’adeguamento, riguardo alla traduzione del Padre nostro, al testo evangelico matteano (Mt 6,13), secondo la nuova versione della Bibbia CEI: «Non abbandonarci alla tentazione».
Sono questi solo alcuni elementi di novità che la nuova edizione italiana possiede e che costituiscono delle opportunità per meglio comprendere il mistero celebrato e per meglio celebrare il mistero in cui si crede.