0
0
0
s2sdefault

Uno dei nostri ultimi incontri, prima di essere “creato” cardinale, è avvenuto ad Albano. Con il Rettore, il prof. Vincenzo Buonomo, e il personale amministrativo della Lateranense eravamo in visita alle stupende ville pontificie.

 

 

Prima di raggiungere il gruppo alle ville, mi chiese di raggiungerlo e mi fece visitare la nuova biblioteca che stava allestendo, in prima persona, per la diocesi di Albano.

La ricerca l’ha sempre contraddistinto: da quando ha insegnato ecclesiologia a innumerevoli studenti, agl’inizi degli anni 80, agli ultimi giorni del suo servizio episcopale per Albano. È un appassionato di libri, soprattutto di quelli rari, perché fra le loro pagine scruta le verità nascoste nei frammenti e le citazioni più incisive. Dietro ogni libro, anche in quello più banale, c’è sempre una persona da incontrare. L’appassionata ricerca l’ha reso sempre più aperto, accogliente e consapevole del limite.

Soltanto chi è in permanente ricerca si apre verso l’altro, le sfide che affronta, i bisogni da colmare. Il suo ministero per le diocesi di Oria e Albano è stato sempre delle braccia aperte e mai chiuse. Solo a chi è in costante ricerca è dato di accogliere, mentre chi non ricerca ha sempre paura di ospitare. Tanti hanno beneficato della sua accoglienza: laici e presbiteri, lontani e vicini, ricchi e poveri. Mentre passeggiavamo dalla Curia di Albano alle Ville, salutava tutti e si fermava a parlare con tutti, senza escludere alcuno. Si dice che i vescovi debbano essere scelti dai parroci; e in parte è vero! Ma se non si è uomini in ricerca non si è neanche in condizione di accogliere l’altro e di essere buoni pastori. Soltanto a chi non smette di ricercare è donato il senso del limite perché più avanza negli anni e più si rende conto del proprio confine umano, culturale, pastorale e spirituale. Quando manca l’impulso verso la ricerca si tende sempre a parlare di sé e a offuscare (se non a demolire) l’altro per esaltare sé stessi: è una delle piaghe più diffuse nel clero cattolico. Durante la visita nell’imponente viale delle Ville, non smetteva di affrontare questioni di studi biblici. Nel porto sicuro dell’oltre la vita terrena si trova già uno dei più grandi ricercatori di studi biblici in Italia: il prof. Cesare Colafemmina, un gigante dall’umiltà ingombrante. A lui il nuovo cardinale deve tanto perché gli ha innestato l’impeto della ricerca che, quando è vera, rende aperti, accoglienti e coscienti del limite.

Per la riforma della Chiesa in corso sarebbe opportuno abbandonare l’altisonante verbo “creare” e sostituirlo con il più appropriato “riconoscere” cardinale. Quella del nuovo cardinale per la Congregazione dei Santi non è tanto una creazione dal nulla, ma un riconoscimento per chi ha ricercato sempre con apertura, accoglienza e senso del limite. Il Signore gli doni occhi del cuore per saper riconoscere la santità in chi non ha mai smesso di ricercare la Verità che è Gesù, il Signore.

                                                                                                                                                                                        *Prorettore Pontificia Università Lateranense

 

Forum Famiglie Puglia