“Tutto il personale (superiori, officiali e ausiliari) dei dicasteri, organismi ed uffici che compongono la Curia romana e delle Istituzioni collegate con la Santa Sede”, nonché i collaboratori esterni, “coloro che a qualsiasi ulteriore titolo svolgano attività presso i medesimi enti”, il “personale delle ditte esterne” e “tutti i visitatori ed utenti” dal 1° ottobre dovranno essere in possesso del “Green pass”.
È quanto si legge in un decreto a firma del segretario di Stato vaticano, card. Pietro Parolin, che dà seguito all’ordinanza del presidente della Pontificia commissione dello Stato della Città del Vaticano, emanata il 18 ottobre scorso e relativa alle modalità di ingresso in tempi di pandemia. “Fatti salvi i controlli demandati al Corpo della Gendarmeria, ogni ente è tenuto a verificare il rispetto delle prescrizioni, stabilendo le modalità operative per l’organizzazione di tali verifiche e individuando i soggetti incaricati dell’accertamento e della contestazione delle violazioni degli obblighi”, si legge nel testo, in cui si precisa che “il personale sprovvisto di Green pass potrà, in alternativa, esibire una certificazione di negatività al virus Sars-Cov-2, rilasciata in Italia a fronte di un test molecolare o antigenico rapido, con la frequenza indicata dalla Direzione di sanità e igiene del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano”.
“Gli oneri relativi al test non sono a carico dell’ente”, si precisa nel decreto, in cui si fa presente che “il personale sprovvisto delle necessarie certificazioni non può accedere al posto di lavoro e dovrà essere considerato assente ingiustificato. Per tutta la durata dell’assenza non è dovuta la retribuzione, fatte salve le ritenute previdenziali ed assistenziali, nonché l’assegno al nucleo familiare”. Nel decreto, infine, si fa salva la possibilità di “ulteriori restrizioni che le competenti autorità sanitarie vaticane riterranno necessarie disporre nei confronti di persone provenienti da Paesi con rischio elevato di contagio”.