“E adesso, incominciamo questo cammino: vescovo e popolo”. Fin dalle sue prime parole dalla Loggia delle benedizioni, subito dopo l’elezione a Papa Francesco ha collocato il suo pontificato in un orizzonte sinodale.
E ora, per la prima volta nella storia della Chiesa, il Sinodo dei vescovi, che lui stesso inaugura ufficialmente oggi 10 ottobre e che proseguirà il 17 ottobre nelle diocesi del mondo (quella di Lecce compresa LEGGI), sarà un Sinodo che comincerà “dal basso”, con la prima fase dedicata all’ascolto. Due i discorsi-chiave per capire a fondo la natura di un Sinodo dei vescovi trasformato da Francesco da evento in processo, con al centro il popolo di Dio: quello per la commemorazione dei 50 anni dell’istituzione del Sinodo dei vescovi (17 ottobre 2015) e quello, recentissimo, rivolto alla sua diocesi (18 settembre 2021).
NÉ UNO SLOGAN, NÉ UNA MODA
“Un dinamismo di ascolto reciproco, condotto a tutti i livelli di Chiesa, coinvolgendo tutto il popolo di Dio”. Così il vescovo di Roma, in Aula Paolo VI, ha definito il processo sinodale che sta per iniziare e che fino al 2023 radunerà in tre fasi tutta la Chiesa intorno al tema: “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione”.
“La parola ‘sinodo’ contiene tutto quello che ci serve per capire: ‘camminare insieme’”, spiega Francesco: “Il tema della sinodalità non è il capitolo di un trattato di ecclesiologia, e tanto meno una moda, uno slogan o il nuovo termine da usare o strumentalizzare nei nostri incontri. No! La sinodalità esprime la natura della Chiesa, la sua forma, il suo stile, la sua missione.
E quindi parliamo di una Chiesa sinodale, evitando, però, di considerare che sia un titolo tra gli altri, un modo di pensarla che preveda alternative. Non lo dico sulla base di un’opinione teologica, neanche come un pensiero personale, ma seguendo quello che possiamo considerare il primo e più importante ‘manuale’ di ecclesiologia, che il libro degli Atti degli Apostoli”.
Il Sinodo, precisa il Papa, parte dal “basso” della vita e ha a che fare con l’essenza della fede: “Se un cristiano non sente questa inquietudine interiore, se non la vive, qualcosa gli manca; e questa inquietudine interiore nasce dalla propria fede e ci invita a valutare cosa sia meglio fare, cosa si deve mantenere o cambiare. Quella storia ci insegna che stare fermi non può essere una buona condizione per la Chiesa. E il movimento è conseguenza della docilità allo Spirito Santo, che è il regista di questa storia in cui tutti sono protagonisti inquieti, mai fermi”. No, allora, ad una “ecclesiologia sostitutiva”, sì invece ad una “ermeneutica pellegrina” che “sa custodire il cammino cominciato con gli Atti degli Apostoli”.
PIRAMIDE CAPOVOLTA
“Il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio”. Commemorando il 50° dell’istituzione del Sinodo dei vescovi, Francesco non ha usato mezzi termini per spiegare che “Chiesa e Sinodo sono sinonimi”: “Quello che il Signore ci chiede, in un certo senso, è giù tutto contenuto nella parola ‘Sinodo’. Camminare insieme - laici, pastori, vescovo di Roma - è un concetto facile da esprimere a parole, ma non così facile da mettere in pratica”. “Fin dall’inizio del mio ministero come vescovo di Roma ho inteso valorizzare il Sinodo, che costituisce una delle eredità più preziose dell’ultima assise conciliare”, rimarca il Papa, che cita l’Evangelii gaudium, l’esortazione apostolica programmatica del pontificato, per sottolineare il primato del popolo di Dio e del suo “fiuto” da saper intercettare: “Una Chiesa sinodale è una Chiesa dell’ascolto, nella consapevolezza che ascoltare è più che sentire. È un ascolto reciproco in cui ciascuno ha qualcosa da imparare: popolo fedele, collegio episcopale, vescovo di Roma: l’uno in ascolto degli altri; e tutti in ascolto dello Spirito Santo. Il Sinodo dei vescovi è il punto di convergenza di questo dinamismo di ascolto condotto a tutti i livelli della vita della Chiesa”, raffigurata da Francesco come una piramide capovolta, il cui vertice si trova al di sotto della base. Dalla Chiesa al mondo, l’indicazione per un Sinodo aperto a tutti, anche a chi non frequenta abitualmente i sentieri ecclesiali o è fuori dai suoi recinti: “Una Chiesa sinodale è come un vessillo innalzato tra le nazioni in un mondo che – pur invocando partecipazione, solidarietà e trasparenza nell’amministrazione della cosa pubblica – consegna spesso il destino di intere popolazioni nelle mani avide di ristretti gruppi di potere”.