Fino a qualche decennio fa, in molti centri della provincia di Lecce e, soprattutto, nel capoluogo, vivevano stabilmente gruppi di etnia zingara, abili nel costruire e nel riparare quatare e fersure, pentole di rame.
Le zingare, vestite di strani e vivaci costumi, sovraccariche di antichi monili, invadevano le vie della città di Lecce soprattutto nei giorni di mercato infrasettimanale ossia il lunedì e il venerdì; si distinguevano per la loro figura ed i tratti somatici caratteristici. Vendevano prevalentemente ferri, di varia forgia per le diverse utilizzazioni come quelli adatti per eseguire manufatti di lana, per cucire sacchi o per eseguire impunture ai materassi di crine (saccurafia), per infilare le foglie di tabacco (acuceddhra), per infilare nastri o cordoncini nelle guaine.
Naturalmente, nel cestino in cui li disponevano a vista, avevano pure li fierri caturi pe’ la pasta, come li reclamizzavano per invogliare le donne a fermarsi ed a comprarli o a fare una scorta.
A distanza di decenni si può incontrare al mercato infrasettimanale di Lecce una discendente di quella comunità e che, nonostante i tempi moderni, continua a proporre quei fierri caturi. Chissà se riesce ancora a venderli ed a chi.
Per approfondire
- Barletta, Ricchitelle, minchiarieddhri e sagne ‘ncannulate, Ed. Grifo, Lecce 2011