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Una notizia recentemente diffusa riferisce che l’Amministrazione Provinciale di Lecce ha affidato per un anno la gestione dell’ex Liceo Musicale “Tito Schipa” al gruppo musicale Negroamaro, guidato da Giuliano Sangiorgi.

 

 

 

In proposito l’operatore culturale Mauro Marino ha scritto che «[…] il compito dato […] è quello di comporre a Lecce una canzone per dare visibilità al territorio salentino ferito nella sua più intima identità culturale e produttiva e nella sua bellezza dal flagello della Xylella». Verità e metafore si confondono come provocazione. Immagino.

Non entro nel merito di queste fantasmagorie sotterranee anche per non apparire la solita borbottona a cui non va mai bene niente.

Tuttavia, non leggo senza commentare e, intanto, invito a non sottovalutare le osservazioni dello stimato Mauro, che chi vuole, sa dove trovarle sulle reti sociali.

Il liceo anzidetto fu finanziato dal celebre leccese “tenore lirico di grazia”, registrato all’anagrafe coi nomi Raffaele Attilio Amedeo (1888-1965), familiarmente Tito, che, nella terra d’origine, non ebbe quel successo e quegli apprezzamenti che gli tributarono in America. L’edificio fu inaugurato nel 1933 e, nel corso del tempo, è stato sede di diverse istituzioni come l’Orchestra Sinfonica della Provincia di Lecce.

Siccome l’intitolazione al famoso concittadino non è casuale, ma ha un motivo che rimanda - come già scritto - al finanziamento dell’edificio tuttora esistente, mi sembra che sia giunto il momento di realizzarvi un museo - intitolandolo a Tito Schipa - a lungo invocato e tante volte promesso. Invano. Sarebbe un modo per risarcire il grande leccese da un torto annoso, divulgare ai concittadini in primis e ai tanti altri suoi estimatori, ma anche ai giovani che non conoscono la sua vita artistica. Si potrebbero organizzare percorsi monotematici con taglio divulgativo-turistico come altrove succede per Puccini, Verdi, Rossini e altri illustri compositori.

Il materiale per rendere esecutiva quest’idea esiste ed è bene ordinato. Sappiamo pure che Gianni Carluccio ha dedicato gran parte del suo tempo a sistemare le sue molteplici fonti storiche. Si tratta di sensibilizzare e di fare convergere due mondi: uno che travalichi l’immagine politica ben aderente alla spettacolarizzazione del momento, l’altro che dovrebbe avere la capacità di fare uscire dalle nebbie (non metereologiche, ma mentali), che la sua stessa terra d’origine non riesce a diradare, un personaggio di qualità. Peccato!

 

 

 

 

 

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