La scelta di costruire ilpPresepe in Piazza Duomo contribuisce a rendere sempre più suggestiva la scena della natività, impreziosendo ulteriormente il centro religioso di Lecce. In piena continuità con le componenti più antiche e significative della nostra cultura, tradizione e religiosità.
Suscita un certo interesse, ad esempio, rileggere, su qualche articolo ormai quasi irreperibile, semplici ma graziose testimonianze del passato. Magari proprio di elementari presepi realizzati a qualche decina di metri dall’attuale natività cittadina: nell’antico seminario.
Il 23 dicembre 1939, “La voce dei piccoli leviti”, “organo del seminario vescovile di Lecce diretto da mons. Antonio Agrimi e stampato in Lecce presso Tipografia La Modernissima, sul numero tre del suo primo anno, scriveva:
“Giorno 16 dicembre. Si è dato principio alla novena del santo natale. la mattina si è svegliati per tempo dalle campane della cattedrale che suonano a festa. una gioia insolita è rinata nel cuore dei nostri seminaristi, che già sono in movimento per i presepi che essi van facendo in ciascuna camerata. Il seminarista sacrestano, insieme con altri aiutanti, procede a fare il presepio in cappella. Avremo quindi 4 presepi”.
Sempre sul suddetto periodico, supplemento al settimanale diocesano “L’Ordine”, c’è, con un po’ d’ingenua partecipazione, la narrazione del racconto dell’inaugurazione:
“Giorno 24 dicembre. La sera è stato posto il bambino nel presepe della cappella del seminario. Ha tenuto il pulpito il piccolo e promettente oratore De’ Simone Raffaele, da Lecce, alunno di I ginnasiale. Dopo si è tenuta la stessa cerimonia per i presepi delle camerate, senza discorsi, ma con ricchi e vari programmo di canti e musica, preparati e diretti dai rispettivi prefetti. Infine un gruppo di seminaristi si è recato nella ricca ed elegante cappellina delle nostre suore, ove l’oratore ha tenuto il suo sermoncino”.
L’iniziativa acquista poi maggiore attrattiva dall’enfasi dell’annuncio “A chi farà il migliore presepio, sarà dato un premio. Giudice inappellabile sarà il vescovo”. Il vescovo era mons. Alberto Costa.
Nel numero seguente della “Voce”, c’è, però, la notizia, carica di tanta delusione per i ragazzi: “Nessuno dei presepi ha meritato il premio”. Né certamente valsero molto le parole scritte dal giornale a mo’ di consolazione”: “…sebbene tutti e quattro siano stati egualmente belli ed artistici: più grande quello della cappella, più elegante quello della seconda camerata, più variato quello della prima, e in fine piccolino ma anche grazioso quello dei piccoli” (27 gennaio 1940, anno II, n. 1, pp. 3-4).
Una piccola vicenda. Che comunque attesta quanto nella crescita di ciascuno di noi la rappresentazione della natività, con i canti, le poesie, le molteplici tradizioni, sia stata molto presente.Il Presepe, legame storico delle famiglie con la comunità, rimane nel nostro cuore come toccante elemento iconografico del comune desiderio di autentico Amore, concorrendo a costruire un progetto di vera umanità.