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Se nella festa di Tutti i Santi, è tradizione che, soprattutto nelle chiese antiche, si espongano alla pubblica venerazione le reliquie dei Santi, oggi è giusto proporre la vita di quei santi che hanno vissuto nella nostra terra del Salento, rendendola preziosa non solo agli occhi degli uomini, ma soprattutto agli occhi di Dio.

 

 

 

Così, pur non intendendo essere esaustivi e non trascurando di ricordare che l’attuale prefetto del Dicastero delle cause dei santi è il monteronese card. Marcello Semeraro, è utile richiamare alla nostra mente alcune figure di santità locale, anche per rendersi conto di quei tanti uomini e donne che, nelle più diverse situazioni di vita, sono divenuti santi. Iniziamo la nostra carrellata dal patrono del Salento, Sant’Oronzo che, unitamente ai Santi Giusto e Fortunato (I secolo d. C.), ha imbevuto del sangue del martirio questa nostra terra, un tempo pagana, m poi ben presto cristiana.

I tre martiri leccesi non furono gli unici martiri salentini. Ben noti sono infatti gli 800 Martiri di Otranto, trucidati dalla furia dei turchi nel 1480. Anche Sant’Irene fu vergine e martire, così come San Leucio, tanto venerato a Brindisi e i Santi Alfio, Cirino e Filadelfio (III secolo), tutti nati a Vaste di Poggiardo, a cui occorre aggiungere Benedetta e Vitale. Benedetta fu moglie di Vitale (III secolo), entrambi uccisi per la causa del vangelo. Versò il suo sangue per la fede anche San Danatte, originario di Valona in Albania, il quale approdò nel Capo di Leuca con alcuni suoi connazionali nel secolo IX. In occasione di una incursione saracena fuggì da Leuca, ove era diacono, portando via la pisside e fu ucciso a pochi chilometri di distanza, in località La Mora. Ebbe il tempo di mangiare le particole per non esporle alla profanazione da parte degli infedeli. Infine, una menzione merita San Pelino, originario di Durazzo, monaco basiliano e vescovo di Brindisi nel VII secolo, il quale fu martire in terra di Abruzzo.

Oltre ai martiri, il Salento ha visto la presenza di santi pastori: i più conosciuti sono certamente don Tonino Bello, di Alessano e di cui quest’anno celebriamo il trentennale della morte (per l’occasione a Lecce giungerà il card. Zuppi il prossimo 23 novembre (LEGGI), mons. Nicola Riezzo di Squinzano, e mons. Raffaello delle Nocche che, pur essendo napoletano, visse i suoi primi anni sacerdotali a Lecce, prima di divenire vescovo di Tricarico e fondatore delle Discepole di Gesù Eucaristico, o anche il vescovo Luigi Zola. Nel passato, invece, vescovo di grande valore e verso cui vi è grande devozione è certamente San Cataldo che, pur non essendo originario della nostra terra, qui ha vissuto ed evangelizzato, fino a divenire patrono di Taranto.

Tra i santi sacerdoti diocesani, non può mancare San Filippo Smaldone, fondatore delle Suore Salesiane dei Sacri Cuori, oppure il Venerabile don Ugo De Blasi di Lecce o l’eremita Servo di Dio don Quintino Sicuro di Melissano (ex sott'ufficiale della Guardia di Finanza).

Ma il maggior numero di santi salentini appartiene certamente alla vita religiosa. Tra le figure di maggior spicco, basti ricordare i santi francescani: San Giuseppe da Copertino (1603-1663), il santo dei voli, il mistico amante di Dio e il suo compaesano copertinese, meno conosciuto, Fra Silvestro Calia, detto "Il beato", oggi ancora Venerabile, sul quale Padre Bonaventura da Lama così si esprime: "Per cognizione della propria nientezza si rendeva formidabile ai demonj, non vedendolo persona spiritata, che non restasse libera dall'invasione (...) mosso Fra Silvestro a pietà, con una gran fede a Dio ed a Maria sempre Vergine, discacciava i diavoli".

A Silvestro, nato il 13 gennaio e battezzato il 18 gennaio 1581 in Copertino, i genitori Francesco Calia e Laura Fortina imposero il nome di Giovanni Paolo. Fu frate minore della Serafica Riforma ed era stato avviato ad essere "Religioso fratello" all'età di 23 anni nel Convento di Santa Maria di Casole dove morì il 18 luglio 1621. I suoi resti mortali sono oggi nella basilica di Santa Maria ad Nives di Copertino.

Altro santo francescano fu Sant'Egidio Maria da Taranto (1729-1812), il quale percorse tanto territorio salentino da Taranto, a Galatone e a Squinzano. Non si può nemmeno dimenticare il grande Cappuccino del XVI secolo San Lorenzo da Brindisi (1559-1619), teologo e cantore della Madonna, così come Fra Giuseppe Michele Ghezzi (1872-1955). Anche tra i Gesuiti abbiamo avuto dei santi salentini: basti citare San Bernardino Realino (1530-1616) fatto patrono di Lecce essendo ancora in vita, oppure San Francesco de Geronimo (1642-1716).

Tra i religiosi, poi, bisogna ricordare il vicenziano San Giustino de Jacobis (1800-1860), oppure lo scolopio, San Pompilio Maria Pirrotti (1710-1766).

Il nostro territorio ha visto sbocciare anche la santità di tante donne. Tra queste, possiamo ricordare la mistica clarissa del secolo XVI, Suor Chiara D'Amato, nota per le sue estasi e per i suoi colloqui con Gesù così come l'eremita del XIV secolo, Santa Cesarea, che visse in povertà e semplicità in una grotta, sotto Otranto. Altre sante suore salentine dell'epoca contemporanea sono la Beata Madre Elisa Martinez (fondatrice delle Suore di Santa Maria di Leuca), Suor Santina De Pascali (morta nel 1981 e fondatrice delle Suore Discepole del Sacro Cuore) così come la Serva di Dio, Madre Teresa Lanfranco di Gallipoli, consorella e amica di Suor Elisa Martinez. Tra le laiche, bisogna citare la serva di Dio, Mirella Solidoro (la cieca di Taurisano). I leccesi non dimenticano poi la Venerabile Luigia Mazzotta, mistica della sofferenza.

Tra i santi laici, infine, non si può trascurare il Beato Bartolo Longo, noto per la sua devozione alla Madonna del Rosario.

Questa piccola carrellata mostra la parte più bella e gloriosa della nostra storia ecclesiale, nella speranza che la memoria dei santi ci spinga a crescere come comunità nella scoperta e nella ricerca della santità a cui tutti siamo chiamati. E ne siamo certi: tanti ancora sono i santi salentini di cui si sono perse le tracce, ma la cui presenza vivifica ancor di più la nostra terra.

 

 

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