Il recente blocco della ChatGPT , ultima frontiera dell’AI (Artificial Intelligence) può essere letto come il tentativo di bloccare lo sviluppo delle applicazioni scientifiche (e questo vorrebbe dire bloccare lo sviluppo dell’umanità), ma, al tempo stesso, potrebbe costituire, invece, la prima applicazione pratica delle così dette “scienze della vita”, che sembrano garantire un grande futuro per l’uomo sulla terra.
Poiché “non si può fermare il mondo”, occorre studiare le modalità utili per governare le innovazioni, non per bloccarle.
Ogni innovazione va resa ancillare alla persona, e vedremo come.
La chat di cui si parla, come ogni chat, non è responsabile in sè: la responsabilità è sempre in capo a chi la usa.
Questo vale in ogni contesto! ChatGPT assume una posizione attiva nella catena della comunicazione perché produce direttamente il messaggio, non si limita ad ospitare quello altrui, anche se parole e pensieri non sono autentici, ma rielaborazioni di dati già esistenti in Internet.
Una cosa deve essere comunque chiara: non è la paura l’atteggiamento che ci deve guidare, ma piuttosto la pazienza.
Dovremo cogliere i vari frammenti che compongono la tecnologia, in modo da individuare le regole che ci consentano di equilibrare l’innovazione con la responsabilità di chi la utilizza.
L’ambito nel quale si potrà realizzare un concreto e positivo connubio tra tecnologia e sviluppo della personalità è quello delle “Scienze della vita”, che sta avendo un significativo sviluppo in Italia.
Investire nelle “Scienze della vita” crea un’importante opportunità nel settore industriale, ma determina anche un accesso privilegiato nel settore biotecnologico, che privilegia i cittadini all’interno del Paese in cui si svolge.
L’importante, per un Paese come l’Italia, sta nel concepire che tale investimento non comporta solo un costo, ma rappresenta l’individuazione di uno sviluppo sostenibile, a fronte delle dinamiche demografiche, che ci impongono di investire in salute.
Pensiamo solo al fatto che, nel 2030 (solo tra sette anni) il 60% degli italiani avrà più di 60 anni, cioè si troverà nella fascia di età che consuma la maggior parte delle risorse sanitarie, anche perché, per nostra fortuna, dopo il Giappone, siamo il Paese più longevo.
Oggi 5537 imprese, con 1,8 milioni di dipendenti, operano in questo settore, che investe significativamente in ricerca e sviluppo.
Si sta lavorando ad un progetto, nell’ambito del Piano per il Mezzogiorno, che creerà opportunità per lo sviluppo tecnologico e innovativo, nell’ambito delle “Scienze per la vita”, che avrà presto il sostegno del Miur e che rappresenterà un esempio positivo del sistema pubblico-privato.
Nel settore della diagnostica avanzata, ad esempio, l’avvento delle nuove tecnologie, AI inclusa, rappresenterà la nuova frontiera che, assieme al benessere economico, produrrà significativi risultati per la salute dell’uomo.
L’importante è che non si dimentichi l’antica massima del filosofo Protagora, per cui “l’uomo è misura di tutte le cose”!
Riferirsi ad essa come ad una stella cometa che guidi la marcia dell’umanità, sarà l’obiettivo da perseguire per non farsi dominare dalla tecnologia, ma per continuare a dominarla noi.