L’anno appena iniziato vedrà diversi stati andare al voto, con esiti non prevedibili e comunque forieri di significativi mutamenti.
In primavera si voterà in India per il parlamento e a giugno si voterà per il rinnovo del parlamento europeo, ma, soprattutto, a novembre, si voterà per il nuovo presidente degli Usa.
Rispetto alla situazione geopolitica degli ultimi settanta anni, siamo alla vigilia di cambiamenti che potrebbero risultare epocali, con l’ascesa dell’India e la progressiva marginalizzazione di Europa e, per certi versi, degli stessi Stati Uniti.
L’Europa, illusa da una lunga epoca di stabilità, non sembra rendersi conto che, dopo aver perso la sua centralità, sta via via scivolando nelle retrovie del confronto tra le grandi potenze.
Emerge il lento, ma inevitabile, declino dell’America in un mondo in cui il baricentro scivola verso l’Asia, all’interno della quale si vanno rafforzando potenze economiche come Corea del Sud, Indonesia e Vietnam, oltre al Giappone, che tengono testa alle difficoltà della Cina.
Le quote di Pil mondiale, prodotte dalle economie asiatiche, indicano impennate impressionanti di crescita, mentre quelle dell’Ue e della Russia ristagnano e quelle degli Stati Uniti crescono molto poco.
La Russia stessa non potrà mai competere per dinamismo con le “tigri asiatiche” e la guerra contro l’Ucraina e il tentativo del nuovo zar di ridare alla Russia il ruolo di grande potenza sta avendo l’effetto opposto.
Mosca indebolita e più lontana dall’Europa rappresenta un affare per Pechino, che ottiene gas e petrolio a buon mercato e distrae gli Stati Uniti dal Pacifico.
Esaminando i dati delle sei grandi potenze mondiali, vediamo come Europa e Giappone, con le loro preoccupazioni esclusivamente difensive, ristagnano o mostrano tassi di crescita assai limitati, mentre la Russia ha problemi ancora più gravi.
Guardando le altre tre, rileviamo che l’America è in crescita moderata, anche se è ancora leader sul piano tecnologico e militare. Solo India e Cina restano in una traiettoria in rapida crescita.
Le previsioni ci dicono che nel 2050 l’economia cinese varrà il doppio di quella americana, ma anche quella indiana supererà di molto il reddito degli Usa.
I rapporti di forza cambiano continuamente in rapporto alla crescita non solo delle economie, ma delle varie società, dei livelli di istruzione, dei progressi tecnologici e della capacità di migliorare la propria organizzazione.
Colpisce immaginare l’India che affianca Usa e Cina come grande potenza planetaria e sorprende sapere che quel Paese intende aprire dieci nuove università tecnologiche, grandi come il Mit di Boston, per dare un impulso decisivo allo sviluppo del digitale.
Si stima che in venti anni il Pil dell’India supererà di dieci volte quello britannico!
Se immaginiamo, contestualmente, un progressivo abbandono dell’idea che gli Usa non hanno nessuna parte del mondo in cui dover difendere i propri interessi, emerge un deciso ed inesorabile isolamento della vecchia Europa.
Non sembrano, per altro, emergere nei 27 Paesi dell’Ue, che a giugno rinnoverà il suo parlamento, concrete e comuni linee di azione in grado di confrontarsi con le tendenze che abbiamo esaminato e che possano salvaguardare la sopravvivenza dei nostri assetti socio-economici e politici, risultanti dalle antiche civiltà delle quali siamo eredi.