Se dicessimo che la conoscenza del mondo si basa sull’errore, qualcuno potrebbe prenderci per pazzi! Da milioni di anni, in verità, sperimentiamo la realtà sbagliando, compiendo anche tragici errori di valutazione che, comunque, hanno portato avanti la nostra storia.
In termini assoluti, si può affermare che la nostra conoscenza è inscindibile dall’errore e, guardando alla storia, ci rendiamo conto che l’evoluzione dell’umanità è basata sugli errori e sul loro superamento.
Ogni teoria risulta dal superamento (dalla falsificazione direbbe K.R. Popper) degli errori precedenti! Tutte le conquiste scientifiche non hanno mai seguito una linea retta di sviluppo: si è sempre trattato, piuttosto, di tentativi, di prove ed errori, un provare e riprovare, un rimescolare le carte, un procedere ed attendere, ecc.
Dal momento in cui si affermò, con ragionevole certezza, che la terra era rotonda, si svilupparono le conoscenze tecnologiche e quelle geografiche e, con esse, si svilupparono gli errori.
La conferma di questa teoria è confermata da un’avventura clamorosa e sconvolgente: Cristoforo Colombo, guardando il mare della sua Genova, si convince che, superando le mitiche Colonne d’Ercole, si possa raggiungere l’Asia.
Secondo le teorie di Tolomeo, il mare che stava tra Asia orientale e Europa occidentale era lo stesso e quindi si poteva attraversare in pochi giorni.
E qui fu l’errore: Colombo calcolò la distanza fra le Canarie e il Giappone in sole 2.400 miglia, cioè 4.450 chilometri, a fronte dei 19.600 effettivi.
Quell’errore, tuttavia, non era solo di Colombo, ma di tutta la conoscenza dell’epoca, basata sui discorsi raccolti di porto in porto e di città in città.
Ricordiamolo, tuttavia: senza quell’errore, Colombo non sarebbe mai partito.
Ed a quell’errore fecero seguito tanti altri errori, di esploratori e navigatori, che scoprirono terre nuove e mondi nuovi, ancorchè diversi rispetto a quelli che pensavano di trovare alla loro partenza.
Quegli errori dimostravano che si traevano conclusioni sbagliate, perché frutto di problemi complessi, che la scienza dell’epoca non aveva ancora imparato a risolvere.
Eppure consentivano di mettere alla prova il proprio ragionamento e permettevano che altri, successivamente, potessero migliorarlo e correggerlo.
Nella ricerca scientifica esiste una conclusione: gli errori e le premesse sbagliate sono parte di qualsiasi ricerca, tant’è che si può affermare che la storia della scienza è la storia degli errori, falsificati e superati dalla ricerca successiva.
Come sosteneva il filosofo K.R. Popper “se non osiamo affrontare problemi che rendano l’errore quasi inevitabile, non vi sarà allora sviluppo della conoscenza”.
Prendere coscienza che “non esistono verità assolute”, deve superare ogni presunzione e deve convincerci, come sostiene O. Wilde che “esperienza è il nome che ciascuno dà ai propri errori”.
Per approfondire: L.Binanti, Pedagogia, epistemologia e didattica dell’errore, Rubbettino, 2001 e Id, Sbagliando si impara, Armando, 2005