Sono appena rientrati in Italia i cinquanta studenti di Unisalento che, grazie ad un accordo interuniversitario, hanno potuto partecipare ad uno stage di due settimane presso l’Università cinese di Huai’an.
Gli studenti hanno potuto seguire alcune lezioni, in lingua inglese, presso quell’Ateneo e partecipare ad alcune escursioni nel territorio circostante.
Trattandosi di studenti dell’area scientifica e di quella umanistica, hanno potuto confrontarsi anche con i loro colleghi cinesi, in un’ampia prospettiva transdisciplinare.
Pensando che l’Università deve perseguire anche la cosiddetta “terza missione”, con questa esperienza ci si chiede quando mai, gran parte, se non tutti, di quegli studenti avrebbero potuto fare questa esperienza, senza il decisivo intervento di Unisalento.
La stessa dimensione riguarda anche l’ormai ultra ventennale esperienza del Programma Erasmus, che ha consentito la mobilità, sia in entrata che in uscita, di diverse centinai di studenti, ai quali è stata consentita la possibilità di soggiorno, almeno semestrale, in un Ateneo di un Paese Europeo e, a quelli stranieri, di frequentare i corsi di Unisalento.
Quando mai tanti giovani europei avrebbero conosciuto Lecce e il Salento, senza l’Università ?
Eppure, la città di Lecce stenta ancora a considerarsi, a pieno titolo, “città universitaria”, sottovalutando il valore aggiunto che l’Ateneo produce a vantaggio di Lecce e dell’intero Salento.
Sarebbe utile un approccio più convinto e più produttivo tra la città e la “sua” Università, nella convinzione che un radicamento maggiore della seconda nella prima produrrebbe indiscutibili vantaggi ad entrambe.
È auspicabile che gli studenti di Unisalento, reduci dall’esperienza in Cina, siano stati “ambasciatori” della cultura salentina nell’immenso Paese del “sol levante” e che essi stessi siano convinti promotori, in futuro, di concrete iniziative di collegamento tra il Salento e la sua Università.