Si terrà domani 16 dicembre, alle 18, in cattedrale il Giubileo Oronziano per il mondo della scuola.
A presiedere la liturgia, il vescovo di Oria, mons. Vincenzo Salvatore Pisanello. "La nostra Arcidiocesi - si legge nel messaggio congiunto diffuso dall'Ufficio per l'Insegnamento della Religione Cattolica e dall'Ufficio per la pastorale scolastica dell'arcidiocesi, firmato dai rispettivi direttori don Alessandro Saponaro e Antonio Rollo - vive un momento davvero straordinario grazie al Giubileo Oronziano Leccese. Si tratta di un evento fortemente voluto da mons. Michele Seccia ed approvato dalla Santa Sede, che mira a celebrare, in maniera solenne, il bimillenario della nascita del martire Oronzo che, stando alla tradizione, sarebbe nato nell'anno 22 d.C. Non si tratta di una semplice ricorrenza: il significato autentico di questo Giubileo è infatti molto più ampio. Perchè ricordare il probabile anno di nascita di colui che è ritenuto il primo battezzato, il primo vescovo, il primo testimone della fede nella nostra terra significa riportare alla luce le radici più antiche e profonde del Cristianesimo locale. Oronzo è l'Abramo di Puglia, il patriarca di tutti coloro che per due millenni hanno accolto la fede nella resurrezione di Cristo tra il Gargano ed il Salento. Ma la riflessione sul nostro santo - continuano i direttori Saponaro e Rollo - è qualcosa che va aldilà della ricerca storica. In fondo, conoscere Oronzo significa conoscere noi stessi. Esplorare le vicende connesse al suo culto, alla sua agiografia, all'iconografia a lui dedicata, equivale a compiere un affascinante viaggio nella nostra stessa anima e nell’anima della nostra terra. La figura di questo santo è impressa nel DNA culturale di ogni salentino”.
“Per secoli - concludono i due direttori - i bambini sono stati battezzati col suo nome, gli sposi celebrarono il matrimonio ai piedi dei suoi altari. La sua immagine accompagnò oltreoceano i nostri emigranti e nelle trincee i nostri soldati. È un intimo legame di sangue il vincolo che ci unisce a lui e che lo pone al vertice dell’albero genealogico spirituale da cui trae linfa il nostro credere".