Piace ai leccesi il passatempo “Trova le differenze”. Il gioco, applicato a scoprire le dissomiglianze tra la statua di Sant’Oronzo originale e la sua copia, ha dato il via, in questi due giorni di esposizione della nuova opera in bronzo, a un vivace dibattito in città e sui social.
Alcune risposte le ha date ieri in una conferenza trasmessa in diretta da Portalecce (GUARDA), il prof. Raffaele Casciaro, consulente scientifico di tutto l’iter di restauro della statua originale e della realizzazione della nuova statua che - ha ribadito lo storico dell’arte - è “traduzione” della precedente, facendo quindi chiarezza sui motivi delle piccole differenze notate tra le due statue e motivo di dibattito nato sui social.
L’accademico ha seguito tutto il procedimento che ha portato dal restauro dell’antica statua alla realizzazione della nuova arrivata a Lecce giovedì pomeriggio, ribadendo più volte come essa sia appunto una nuova statua e non un “clone” dell’originale del ‘700 (che era già sostitutiva di una statua più antica del ‘600 che andò persa per un accidentale incendio), ma comunque realizzata in assoluta conformità con essa.
Le leggere differenze che si possono notare soprattutto sul volto del santo sono state volute per non creare un falso e comunque necessarie per vari motivi tecnici. Il professore, dopo aver raccontato la storia del monumento che comprende anche l’antica colonna romana proveniente da Brindisi e elencato tutti gli interventi che in quattro secoli di storia hanno interessato la statua, è passato a spiegare il processo di realizzazione della nuova opera, completamente diverso da quello usato quattro secoli fa per l’originale rimossa per il critico stato di degrado raggiunto nei secoli. L’antica statua fu realizzata in legno e rivestita di lamine di rame inchiodate a esso, mentre la nuova statua è stata realizzata con fusione in bronzo a cera persa. Già questo spiega in parte le leggere inevitabili differenze che si possono notare su di essa, ossia la diversa tecnica e il diverso materiale (più resistente) utilizzati. Oltretutto l’antica tecnica usata per la statua settecentesca ha portato nel tempo a notevoli danni e imperfezioni anche e soprattutto sul volto dal santo (addirittura un pezzo della barba cadde e andò perso).
Le lamine di rame che ricoprono l’antica statua sono state rimaneggiate, ritoccate e forse anche sostituite nei secoli (per non parlare di parti perdute) andando a modificare di gran lunga l’aspetto originale del volto che, nel tempo, per il degrado, è andato rovinandosi così come tutta la struttura che presenta, per l’inchiodatura delle lamine suddette, una serie infinita di chiodi su tutta la superfice che inevitabilmente col tempo ha modificato la forma della statua.
Con la tecnica della fusione in bronzo non è stato più necessario riprodurre la presenza dei chiodi e delle lamine di rame sconnesse fra esse, dando quindi un aspetto più liscio e delicato soprattutto sul volto che risulta essere quasi più “giovanile” per Sant’Oronzo, ma non ritoccato o modificato. In più, essendo il materiale diverso, anche la luce gioca i suoi effetti sulla nuova statua e i riflessi di un bronzo più liscio, senza presenza di chiodi e dell’usura del tempo, fanno risultare diversa la forma del viso. Quindi è anche una questione di angolatura e prospettiva rispetto a come osserviamo la statua che, non bisogna dimenticare, fu pensata in origine per essere posta comunque a 30 metri di altezza, e quindi non osservabile da vicino per notare dei dettagli che diventano futili una volta che svetterà dalla cima della colonna. Rimarranno quindi particolari tecnici voluti, previsti e doverosi per principi non solo di lavorazione ma anche artistici.
La bellezza dell’arte genera dibattito da sempre, per questo il professore ha mostrato comunque interesse nell’accogliere i pareri dei presenti sulla nuova opera comunque molto apprezzata seppur dibattuta. “Ma l’arte suscita anche personali interpretazioni come è giusto che sia - ha dichiarato l’esperto al termine della conferenza - ciò a quanto pare dimostra ancora di più l’affetto e il legame che i leccesi hanno verso Sant’Oronzo”.