Roccapelago, in provincia di Modena, è un minuscolo borgo che conta oggi soltanto poche decine di abitanti. Circondato dalle cime dell’Appennino emiliano e prossimo alla vetta del Sasso Tignoso, è una contrada ricca di storia.
Proprio qui, in maniera sorprendente, è riemersa una testimonianza del culto oronziano. Autore di questa importante scoperta è stato il prof. Donato Labate, funzionario della Soprintendenza per i beni archeologici dell’Emilia-Romagna.
Tra il 2009 e il 2011 infatti, durante i restauri della chiesa della Conversione di San Paolo, venne rinvenuta una cripta cimiteriale con circa 300 inumati. Si trattava di uomini e donne, vecchi e bambini: probabilmente l’intera comunità di Roccapelago vissuta tra il XVI ed il XVIII sec. Una sessantina di questi corpi risultavano perfettamente conservati, a motivo di singolari condizioni climatiche. Si è trattato di un ritrovamento unico per l’Italia settentrionale, anche perché quei resti, con i loro abiti ed i tanti oggetti di uso quotidiano lì sepolti, hanno permesso di ricostruire quasi tre secoli di vita contadina, di credenze, usanze, tradizioni e abitudini di questa antica comunità montana.
Uno dei colpi di scena degli scavi fu però il rinvenimento di una medaglia devozionale bronzea raffigurante Sant’Oronzo. La cosa colpì molto gli studiosi. Tra i defunti di Roccapelago erano state, del resto, raccolte numerose testimonianze di devozione religiosa, come rosari e crocifissi, e una cinquantina di medagliette sacre che recavano, in rilievo, immagini della Vergine o di santi. Com’è noto, questi ultimi oggetti avevano una chiara funzione apotropaica. I fedeli li indossavano per essere protetti dai pericoli del male. Era molto comune poi che si facessero anche seppellire con tali medaglie per essere assistiti ed accompagnati dalla Madre di Dio o dai santi di cui si era stati devoti, nel giudizio ultraterreno e nella vita dell’aldilà. Ora, la quasi totalità delle medaglie rinvenute attestava devozioni tipiche della limitrofa area tosco-umbro-marchigiana, come quella alla Madonna di Loreto, a San Bernardino da Siena, a San Domenico o a Sant’Emidio di Ascoli. Nessuno però si aspettava di ritrovare, in un posto simile, un’immagine di Sant’Oronzo.
La medaglia in questione inoltre è alquanto singolare. Risale al Settecento. Da un lato reca la figura del santo secondo la tipica iconografia del Coppola con l’iscrizione “S. Oronzo di Lecce”. Dall’altro è corredata da un’immagine della Madonna delle Sette Spade con la dicitura “Roma”. L'autorevole giudizio del prof. Labate è che la suddetta medaglia non può che essere stata coniata in Puglia. Anzi, senza dubbio, proprio a Lecce dove, nel XVIII sec., forse era attiva una qualche bottega in cui venivano realizzate delle medaglie oronziane da distribuire ai fedeli per diffondere la devozione al patrono. Come tuttavia possa essere giunta in un luogo così lontano ed isolato come Roccapelago rimane davvero un mistero. Qualche abitante del borgo, magari durante un pellegrinaggio verso l’Oriente, sarà passato da Lecce? Oppure qualche leccese si è stabilito sui colli emiliani venendo integrato nella piccola comunità locale? Davvero difficile a dirsi.