I libri, si sa, sono infinitamente di più che dei semplici fogli di carta colmi di parole stampate. Esistono poi dei libri capaci di comunicare subito il fatto d’essere stati scritti davvero con il cuore e ciò li rende in sé dei piccoli capolavori.
È pressappoco questa la sensazione che si prova sfogliando le pagine di Sant’Oronzo, un cammino dal Salento al mondo, ultima fatica di Ferdinando Sallustio, direttore della storica testata ostunese di informazione religiosa Lo Scudo e personaggio noto per i suoi straordinari successi nei quiz televisivi.
Dott. Sallustio, com’è nato questo volume?
L’occasione prossima è stata la ricorrenza, stando alla tradizione, del 1950esimo anniversario del martirio del nostro santo. Ma in realtà cullavo da tempo il sogno di dedicare un lavoro al patrono di Ostuni. Ciò che mi affascinava di lui era proprio il concetto del “cammino”. Secondo gli agiografi infatti Oronzo avrebbe compiuto un lungo periplo apostolico, evangelizzando le diverse contrade della Puglia dove, in seguito, sarebbe fiorito il suo culto. Questo percorso affrontato prima di donare a Dio la propria vita non era che la conseguenza dell’altro cammino, quello interiore, sicuramente vissuto dal santo nel suo passaggio dal paganesimo alla fede cristiana. Volevo dunque riflettere sul profondo itinerario di conversione di Oronzo. Certo, non è molto ciò che sappiamo di lui. La sua figura resta piuttosto oscura. Ma è tuttavia lecito interrogarsi su ciò che lo spinse ad abbracciare la religione di Cristo.
Cosa è avvenuto in seguito?
Partendo da tali presupposti, l’obiettivo era quello di offrire un’opera che permettesse, in qualche modo, agli ostunesi di tornare a sentirsi comunità, di riscoprire un sincero legame con le proprie radici spirituali. Un sentito ringraziamento per la felice riuscita del libro ho da rivolgerlo al parroco della cattedrale di Ostuni, don Piero Suma che, ben conoscendo la mia passione per la poesia, i giochi di parole e la filastrocca, ha accolto con entusiasmo la proposta di raccontare la vicenda del santo proprio attraverso questo singolare stile. I testi che ho dedicato al nostro patrono sono stati poi accompagnati dalle bellissime illustrazioni dell’artista Iolanda Di Domenico che hanno impreziosito l’intero lavoro. Lavoro che è stato messo anche in scena dai ragazzi dell’Officina del Sole, compagnia teatrale del liceo Calamo di Ostuni, diretta dal regista Alessandro Fiorella. Ne è venuta fuori insomma una pubblicazione che si rivolge sì ai più piccoli ma di ogni età. L’infanzia e la giovinezza del resto non sono condizioni biologiche o anagrafiche ma uno stato dell’anima. Anzi, l’autentico stato dell’anima cui ogni cristiano dovrebbe tendere e che, una volta raggiunto, dovrebbe conservare in sé. Ecco, la devozione per Sant’Oronzo ci aiuta a conservare la giovinezza spirituale, a ritornare piccoli nel senso evangelico del termine.
Qual è allora il messaggio che viene consegnato ai lettori?
È legittimo immaginare che Oronzo sia stato un uomo che abbia avuto a che fare, in linea generale, con le nostre medesime difficoltà, i nostri stessi problemi e timori. Si è però lasciato trasfigurare dai doni dello Spirito Santo ed ha sperimentato la vera gioia del Vangelo. Questo termine non significa forse “lieto annunzio”? È incredibile pensare come i martiri andassero incontro alla morte cantando inni di gioia al cielo che stava per accoglierli. Senza dubbio, anche il nostro santo si avviò così al ceppo della decapitazione. Noi, suoi figli nella fede, abbiamo il compito di custodire e tramandare la sua memoria ma soprattutto di seguire il suo esempio nel vivere sempre nella gioia spirituale.