Tra le mille ricchezze che impreziosiscono il Cristianesimo vi è anche il culto dei santi patroni. I santi patroni sono i nostri familiari del cielo.
Una schiera infinita di padri, madri, fratelli e sorelle che costituiscono un vero e proprio albero genealogico spirituale che ogni fedele eredita al momento del battesimo. Nel nome dei santi patroni intere comunità cristiane si scoprono sorelle e si riconoscono reciprocamente, amandosi in maniera profonda e autentica come solo in una vera famiglia ci si può amare.
Un esempio di tutto questo lo si è sperimentato ieri mattina in episcopio quando mons. Michele Seccia ha accolto la delegazione ostunese guidata dal parroco della cattedrale della Città Bianca, mons. Piero Suma. Presenti, tra gli altri, all’incontro lo storico DINO CICCARESE (https://www.portalecce.it/index.php/piazza-duomo-diocesi-di-lecce/ave-orontii/2821-la-citta-bianca-civitas-oronziana-ostuni-ciccarese-e-la-sentinella-di-terra-d-otranto), il presidente del Museo di civiltà preclassiche della Murgia Meridionale, Michele Conte, ed il rettore del santuario di Sant’Oronzo fuori le mura, don Maurizio Ciccarese.
Nell’occasione è stato consegnato all’arcivescovo il volume ORONTIUS (https://www.portalecce.it/index.php/piazza-duomo-diocesi-di-lecce/ave-orontii/6328-orontius-la-statua-argentea-di-ostuni-la-questione-oronziana-nuova-raccolta-di-ricerche), pubblicato poche settimane fa. Si tratta di un’interessante miscellanea volta, in primo luogo, ad illustrare gli accurati restauri cui la settecentesca ed argentea statua ostunese di Sant’Oronzo è stata sottoposta ma che ha anche il merito di raccogliere notevoli contributi di studiosi del culto oronziano provenienti da diverse realtà della regione. Grazie infatti alla paziente opera di coordinamento svolta da Dino Ciccarese, per la prima volta dopo diversi decenni, autori provenienti dalle comunità di Turi, Ostuni e Lecce hanno unito le forze per la realizzazione di un unico lavoro di ricerca ed approfondimento. Un passo importante, mosso soprattutto nella prospettiva di quella “comunione oronziana”, invocata dai devoti, in cui dovrebbero confluire tutte le realtà in cui il santo è conosciuto ed amato, conservando anzi riscoprendo ognuna la specificità della propria tradizione ma, al contempo, offrendola alle realtà sorelle.