Come era prevedibile, la notizia del Giubileo Oronziano Leccese ha destato grande interesse a livello regionale ed ha altresì reso ancor più vivace il dibattito culturale intorno alla figura del santo (GUARDA).
Una discussione che dal 2018, anno in cui venne rinvenuta in Croazia una reliquia attribuita al martire, pellegrina poi nella splendida cittadina di Turi, nell'entroterra barese, per i solenni festeggiamenti (LEGGI), non si era pressochè più fermata. Come è stato tante volte ribadito sulle pagine della presente rubrica, la "questione oronziana" è ancora ben lungi dall'essere conclusa e non si nutre alcuna pretesa di farlo attraverso il nostro piccolo contributo. Il tema di studio è tuttavia qualcosa di così affascinante e complesso che non può essere sbrigativamente accantonato.
La tradizione locale fissa al 22 d.C. l'anno di nascita del patrizio leccese Oronzo destinato ad essere il primo ad accogliere la fede cristiana in Puglia. Tale tradizione è confluita in diverse fonti letterarie dedicate al santo, soprattutto nei capitoli de I primi martiri di Lecce, Giusto, Orontio e Fortunato, opera pubblicata nel 1672 dal nobile leccese Carlo Bozzi. Un testo che non solo meriterebbe di essere analizzato con cura ma che andrebbe messo in relazione e valutato anche all'interno della galassia di scritti oronziani precedenti e successivi al XVII sec. Ad ogni modo, nessuno nega le incertezze, i dubbi, le zone d'ombra che persistono sul profilo agiografico del personaggio. Tutto ciò semmai funge da forte stimolo per proseguire la ricerca e gli approfondimenti.
Ma l'evento del Giubileo Leccese, con il suo intenso valore spirituale, ha un significato che va ben oltre il semplice dibattito storico sorto attorno a colui che viene considerato il protovescovo appulo. Il Giubileo è un solenne tempo di grazia e di preghiera, di riconciliazione con sè stessi, con il prossimo e con il cielo. L'apertura delle Porte Sante che avverrà nelle prossime settimane per mano dell'arcivescovo Michele Seccia schiude una via sovrannaturale che ristabilisce la comunione con il divino. Si può esser certi che Oronzo attende come un padre i suoi figli salentini sulla soglia di quelle porte ed è ansioso di ricondurli tutti a Cristo, per amore del quale ha sparso il proprio sangue.