Una seconda lampada di Sant’Oronzo risulta essere presente all'interno della chiesa della Natività della Vergine, detta "la Nova", sita in via Idomeneo a Lecce, in una piccola piazzetta pubblica, oggi delimitata da una lunga inferriata purtroppo arrugginita per totale assenza di manutenzione da oltre cinque lustri.
Tale scoperta è da annoverare tra le attività di studio e ricerca delle associazioni culturali "La Nova" congiuntamente alla sezione di Lecce di Italia Nostra e ad "A.r.t.s".
Precedentemente al periodo inerente i festeggiamenti del santo patrono di Lecce, Sant’Oronzo, si è sviluppato un processo di ricerca sul percorso oronziano che si manifesta da via Adriatica sino al santuario di Sant’Oronzo fuori le mura.
Nella giornata del 25 agosto 2021, sono state realizzate circa 500 brochure sul santuario ed in concomitanza la celebrazione della messa officiata dall'arcivescovo Michele Seccia, sono state offerte ai fedeli presenti.
Le ricerche sono continuate sul percorso dell'Antica fiera che si sviluppava lungo la Via Adriatica per raggiungere il Santuario comunemente conosciuto come "La Capu de Santu Ronzu". La fiera si svolgeva fuori dalla Porta San Giusto (attualmente Porta Napoli) e si inoltrava per circa 2 miglia sino al santuario, tragitto lungo il quale erano state allocate le undici cappelle dell'undena.
La distanza attuale che si sviluppa da Porta San Giusto fino al santuario è di circa 3,5 km, si riscontra dunque coerenza con le circa due miglia riportate nei testi. Adesso la distanza rettilinea delle nove cappelle esistenti dal santuario è di km 2,121 e sono poste a mt. 194 - 212 - 221 - 277 - 266 - 164 - 296 - 180 -298, con una distanza media tra loro pari a mt. 250 e non 450 -500 mt come riportato nei testi e nei manifesti di riconosciute associazioni.
All'interno della chiesa della Nova (costruita alla fine del XVIII secolo lateralmente al monastero femminile domenicano del XV secolo) troviamo la seconda lampada di Sant’Oronzo (collocata sulla lesena rotonda lateralmente all'altare principale) completamente realizzata in pietra leccese esattamente un secolo dopo la realizzazione della lampada ubicata presso il duomo di Lecce.
Sappiamo che l'artista di tale opera si è sicuramente ispirato alla lampada collocata nel duomo di Lecce, risultando più che un ottimo scultore un eccellente cesellatore della locale pietra leccese.
La lampada ubicata all'interno del duomo, completamente realizzata in legno, nei secoli passati alimentata esclusivamente da ceri, ha purtroppo subito inesorabilmente l'annerimento della propria struttura.
Nella storia scritta nel 1672 da Carlo Bozzi, si legge: ''Il carcere era nello stesso palazzo del Preside Antonino, posto sul luogo, dove ora sorge la chiesa di Santa Maria della Nova''. ''Dalla luce misteriosa che ogni notte compariva sul carcere, le guardie diedero notizie ad Antonino''. ''I fedeli intanto non avevano potuto conoscere il luogo dove erano i santi. E il Signore prodigiosamente illuminò ogni notte con fulgidissimo splendore il luogo della prigione sia per dare indizio ai fedeli, sia come segno di protezione verso i suoi servi''.
La lampada della Nova è stata realizzata un secolo dopo la lampada di Sant’Oronzo del duomo; è in pietra leccese, cesellata in stile rococò, e l'artista la realizzò per ricordare il luogo dove apparve per la prima volta la luce del Signore come riportato dalle antiche fonti. La conoscenza del santo martire era nota sin dal Seicento alle suore domenicane del convento di stretta clausura in via Idomeneo, tanto che lo stesso Buozzi scrive: ''Suor Massimilla Celonese di Lecce, domenicana, morta nel 1652 in concetto di santità, esortava sin già dal suo tempo le signore leccesi ad essere devote di Sant’Oronzo e a non dimenticare la sua memoria''
Quando le stesse suore domenicane fanno edificare alla fine del Settecento l'attuale chiesa della Natività della Vergine detta "della Nova" avendo conoscenza della storia di Sant’Oronzo ed ispirandosi alla lampada collocata all'interno del duomo di Lecce, dispongono la realizzazione di una seconda lampada sul luogo dove il Signore illuminava di notte la prigione del Santo.