Domani 22 febbraio alle 18, nella cattedrale di Lecce, l'arcivescovo Michele Seccia presiederà l'eucarestia del Mercoledì delle Ceneri che segna l'avvio del cammino verso la Pasqua di passione, morte e resurrrezione. Il segno eloquente nella liturgia dell’inizio della Quaresima è l’imposizione delle ceneri.
La cenere dal latino cinis è il prodotto della combustione di qualunque materiale mediante il fuoco. Molto facilmente, assunse un significato simbolico di morte, di caducità, e in senso traslato, di umiltà e penitenza.
Nella Bibbia per esempio, in Giona, serve per descrivere la conversione degli abitanti di Ninive: “Giunta la notizia fino al re di Ninive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere” (Gion 3,6).
Il Mercoledì delle Ceneri si ripete nelle chiese il gesto simbolico di imporre, sul capo dei fedeli, della cenere ottenuta di solitamente bruciando i rami d’ulivo benedetti nella Domenica delle Palme dell’anno precedente. Si tratta di un segno liturgico che è risposta alla Parola di Dio che chiama alla conversione, come inizio del digiuno quaresimale e del cammino di preparazione alla Pasqua. La Quaresima, inizia con le ceneri e termina con il fuoco, con l’acqua e con la luce della Veglia pasquale.
Le ceneri vogliono ricordare che qualcosa deve bruciare e distruggersi in noi - l’uomo vecchio, il cuore di pietra - per fare posto alla novità della vita nuova che viene dal Cristo risorto.
Durante l’imposizione delle ceneri, l'arcivescovo e tutti i sacerdoti che celebraranno l'eucarestia,domani pronunceranno, una di queste due formule: “Convertitevi e credete al Vangelo” (Mc 1,15) oppure “Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai” (Gn 3,19): un segno e alcune parole che esprimono la nostra caducità e la nostra conversione e al tempo stesso l’accettazione del messaggio evangelico ossia la novità che Cristo ogni anno nella Pasqua vuole comunicarci, per usare una espressione celebre del Venerabile don Tonino Bello: “Cenere e acqua. Ingredienti primordiali di un tempo. Ma, soprattutto simboli di una conversione completa, che vuole afferrarci finalmente dalla testa ai piedi”.