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Come in tutte le vicende drammatiche, ci sono anche quelle a lieto fine, pur rimanendo nel cuore la sofferenza per quanto accade.

 

 

 

È la storia di Elena, madre di due figli e con il marito combattente in Ucraina. In fuga da Odessa è giunta in Moldavia ed è stata recuperata dagli operatori della Fondazione Regina Pacis, insieme ai suoi piccoli, ed accolta in una struttura. Un luogo sicuro e tranquillo, ma sempre con il pensiero rivolto al marito rimasto a combattere e salutato con grande sofferenza sul confine tra la Moldavia e l’Ucraina, ormai definito da tutto la linea del distacco difficile e sofferto.

Una volta a Chisinau ed anche accolta con sicurezza e serenità, ha deciso di continuare il cammino alla ricerca della sorella, residente da tempo in Italia. È stato quindi fondamntale completare i documenti presso l’Ambasciata ucraina a Chisinau, in quanto i figli erano sprovvisti dei documenti di viaggio utili per continuare il cammino verso l’Italia. Solo alcuni giorni di paziente attesa e con accanto la premurosa disponibilità di don Massimiliano, responsabile di una delle strutture di accoglienza dei rifugiati.

Finalmente i documenti di viaggio dei figli sono stato consegnati ed è iniziata la programmazione del percorso verso l’Italia. In bus da Chisinau fino a Iasi, in Romania, con il superamento della frontiera, che ha richiesto tempi lunghi, e poi in volo da Iasi con destinazione Bergamo.

Solo a Bergamo ha potuto finalmente essere accolta dalla sorella e sperare in futuro migliore, nella speranza che il marito torni al più presto dalla guerra.

È una storia come tante altre, fatta di cammini, distacco, accoglienza, attesa e finalmente la serenità. Ma questa è la storia di molte altre donne ucraine che con coraggio affrontano questo tempo, portando i figli in braccio e con il pensiero al marito che difende la propria terra.

 

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