Christòs anèsti. Alithòs anèsti. “Cristo è risorto. È veramente è risorto”. Ecco l'annuncio della resurrezione che risuona nella Chiesa ortodossa e nelle Chiesa greco-cattolica.
Ieri 24 aprile si è festeggiata la Pasqua ortodossa. Si celebrava la resurrezione di Cristo esattamente come è stato una settimana fa per quella cattolica. Ma con la differenza che, per identificare la data, la Chiesa ortodossa e quella greco-cattolica seguono il calendario giuliano e non quello gregoriano.
La guerra in corso in Ucraina impone quest'anno un’attenzione particolare verso questa celebrazione religiosa festeggiata da russi e ucraini, oltre che da gran parte dei cittadini dei Paesi dell’Est europeo. A Lecce la Veglia della Pasqua ortodossa si è tenuta presso la chiesa greca, nel centro storico, prontamente messa a disposizione dal vescovo eparchiale di Lungro, mons. Donato Oliverio, a cui appartiene, su richiesta del parroco Papas Nick Pace.
La celebrazione, partecipata soprattutto da donne e bambini profughi di guerra, si è tenuta in lingua ucraina, ed è stata presieduta da Padre Petro Goliney dell'Esarcato apostolico per gli ucraini di rito bizantino, concelebrata da Papas Nick Pace, don Carlo Santoro e don Luca Nestola, rispettivamente responsabile dell'Ufficio diocesano per l'ecumenismo e parroco di Merine impegnato nell'accoglienza dei profughi ucraini.
Moltissimi i fedeli intervenuti alla Veglia Pasquale. All'inizio della celebrazione, un particolare saluto e ringraziamento per l'accoglienza della comunità leccese e salentina verso gli immigrati, non solo ucraini, è stato rivolto al sindaco di Lecce, Carlo Maria Salvemini, presente alla celebrazione. Anche l'arcivescovo Michele Seccia, tramite il vicario episcopale don Santoro, ha voluto salutare i partecipanti portando loro la sua benedizione e gli auguri pasquali.
Racconto per immagini di Arturo Caprioli