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Il territorio separatista della Transnistria, con capitale Tiraspol, che rappresenta uno dei prossimi obiettivi della occupazione voluta da Putin, rientra nella diocesi di Chisinau ed attualmente sono attive ben sei parrocchie, con sei sacerdoti polacchi e tre comunità religiose.

 

 

 

Dal 1992 questa area, di fatto appartenente alla Repubblica della Moldova, ha tracciato un confine ed ha dichiarato la sua autonomia, chiedendo con un referendum popolare di essere annessa alla Russia. Di fatto le forze armate russe sono presenti e soprattutto con una armata a difesa dei ben venticinque milioni di tonnellate di armi presenti nei bunker del paese, che rappresentano il potenziale bellico più importante nella Europa dell’est.

La comunità cattolica locale è molto preoccupata per quanto sta avvenendo in questo territorio, dove la vita del clero non è certamente facile, le comunità religiose già riflettono sul fatto di andare via, negli scantinati delle parrocchie sono stati attrezzati dei bunker. Inoltre, già molti abitanti della Transnistria hanno lasciato il territorio per trovare rifugio in Moldavia ed anche in strutture di accoglienza della diocesi.

Il timore concreto è che dopo che le forze russe avranno preso Odessa, ricongiungersi con la Transnistria sarà solo una formalità e troverà il gradimento della popolazione. Allora cosa accadrà? Quale sarà il comportamento della Moldavia nel perdere questo territorio ed essere insidiata dalla Russia alle porte? Un interrogativo che genera per tutti notti inquiete.

 

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