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La polemica ruota attorno ad un pallone, ma più che una partita di calcio sembra un derby generazionale. Da una parte la leggerezza dei ragazzi, dall’altra il mondo degli adulti. 

 

 

“Criticate tanto la nostra generazione ma ci avete tolto il pallone”, è lo striscione che nei giorni scorsi un gruppo di adolescenti ha realizzato e appeso in una piazzetta waterfront di Roca Vecchia, marina di Melendugno: una "terrazza" che s’affaccia sulle acque chiare dell’Adriatico, in uno dei tanti scenari mozzafiato del lungomare che abbraccia il Salento.

Una risposta, quella dei ragazzi, messa in scena dopo l’affissione da parte del comune di un cartello che vieta di giocare a pallone in quel luogo. Proprio laddove ogni giorno del calendario estivo gli adolescenti si radunavano, alla stregua di una cartolina del passato quando si giocava per strada, per divertirsi tirando calci ad un pallone. E dando così colore e gusto alle vacanze al mare. Una protesta delle nuove generazioni sottolineata anche da un flash mob provocatorio: i giovani si sono fatti fotografare distesi sulle panchine con lo sguardo perso nel display dei loro smartphone. Un telegramma all’indirizzo dei grandi. Della serie: prima ci dite di non stare appiccicati ai social e poi ci negate il pallone.

A innescare la disfida generazionale sono state le lamentele degli adulti che in quella piazzetta trascorrono le loro ore di relax tenendo però allenati i riflessi per scansare alcune pallonate a bruciapelo. I ragazzi sono campioni in erba, ma si sa che il tiro della domenica capita anche ai migliori. Non lontano c’è l’ex seminario estivo della diocesi di Lecce “dove però non si possono realizzare campetti da calcio perché è zona archeologica”, ricorda don Luca Nestola, responsabile diocesano della pastorale dello sport e rettore del santuario di Roca. I rettangoli di gioco più vicini sono quelli dell’oratorio della parrocchia di Melendugno, ma sono in paese ad una decina di chilometri di distanza. “Bisogna riconoscere i diritti, il diritto dei ragazzi al gioco e allo sport e il diritto di famiglie e anziani a stare tranquilli in piazza. Che non è un campetto: soprattutto i ragazzi rischiano di farsi molto male più per una caduta che per una pallonata. Però la loro richiesta è assolutamente legittima ed è quella di avere spazi idonei per giocare. Su questo bisogna lavorare. Ogni territorio, anche nella più lontana periferia, si deve dotare di strutture sportive - sottolinea don Nestola - dove i ragazzi possano tirare calci ad un pallone allontanandosi dalla bolla dei social”. Non c’è dubbio: se i ragazzi si sono riversati in piazza è perché non ci sono strutture. Anche la polemica, in questi giorni, è rimbalzata come un pallone. Ha promesso una soluzione il sindaco di Melendugno, Maurizio Cisternino, che domenica scorsa ha incontrato i giovani manifestanti e s’è impegnato a trovare un luogo adatto. Ma non solo. Ha promesso anche che scenderà in campo con loro. Il primo cittadino, alla soglia dei 64 anni, si è quindi preso l’onere di ricucire lo strappo generazionale: “Il divieto non era punitivo. In ogni caso non si può giocare a calcio in una piazza. È pericoloso prima di tutto per i ragazzi e poi per anziani e famiglie con passeggini e bimbi piccoli. Stiamo pensando di allestire un luogo idoneo nei pressi di piazza Mar Rosso. E allora - promette il sindaco - ci sarò anche io con scarpette e pantaloncini. Scenderò in campo e giocherò a pallone con i ragazzi”. 

*da Avvenire del 12 agosto 2022

 

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