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Avviati ieri mattina i lavori di restauro dell’altare barocco dedicato a San Francesco di Paola nella Basilica di Santa Croce in Lecce.

 

 

Alla presentazione del progetto di restauro approvato autorizzato dalla Soprintendenza di Lecce, Brindisi e Taranto sono intervenuti oltre all’equipe di progetto composta da Brizia Minerva, Gaetano Martignano e Ianuaria Guarini, Mario Montinaro, titolare di Monteco Spa, sponsor della Fondazione Splendor Fidei per la realizzazione del restauro, mons. Antonio Montinaro, presidente di Splendor Fidei, fondazione diocesana che si occupa della conservazione, della valorizzazione e della promozione dei beni artistici e culturali della diocesi di Lecce, intervenuto anche in rappresentanza dell’arcivescovo Michele Seccia, mons. Flavio De Pascali, parroco uscente di Santa Croce e mons. Mauro Carlino, nuovo parroco della basilica.

L’altare di San Francesco da Paola nella basilica di Santa Croce è opera del primo grande scultore leccese del Seicento, Francesco Antonio Zimbalo e fu realizzato tra il 1614 e il 1615 per la famiglia baronale dei Cicala. L’altare di San Francesco da Paola, presenta una struttura ad imbuto con due ali laterali che convergono sulla parete di fondo la quale, come dice l’Infantino conteneva una statua di pietra raffigurante il santo. La scultura in pietra descritta dall’Infantino, è stata sostituita nell’Ottocento da un dipinto su tela dell’epoca raffigurante il santo a figura intera. Le pareti laterali sono scandite da tre colonne a tutto tondo per lato, fittamente decorate da rosette e motivi floreali che poggiano su alti basamenti anche questi decorati con motivi vegetali spiraliformi. Sulla trabeazione vi sono quattro angeli a tutto tondo con i simboli della passione. Negli spazi tra le colonne sono presenti sei formelle per lato di uguale dimensione ad altorilievo disposte simmetricamente, ciascuna delle quali raffigurante una scena della vita del Santo. Il fastigio reca al centro l’emblema mistico costituito dal motto Charitas”.

“Il restauro dell’altare di San Francesco di Paola - hanno spiegato i restauratori Guarini e Martignano - punta a risanare dissesti e parti pericolanti di cornici e modellato, e restituire a questa fondamentale, primitiva opera di scultura barocca, la veste originaria che a partire dai rimaneggiamenti ottocenteschi, è stata offuscata e alterata. Difatti l’altare è stato completamente ricoperto da stratificazioni di varia natura che hanno progressivamente inglobato il raffinato intaglio ottundendone gli effetti plastici e luministici e coprendo il colore originale, la cui presenza si evince dai saggi di pulitura che sono stati realizzati. L’altare è inoltre stato fortemente danneggiato dalla fuoriuscita di sali che hanno comportato il degrado e la perdita di materia originale, lacune e mancanze di modellato dovute all’usura sono diffuse e presenti specie nella parte inferiore”.

“Si tratta di mancanze - hanno sottolineato - anche molto importanti integrate con parti in terracotta e mimetizzate con strati pigmentati in corso di riconoscimento. Una tecnica questa utilizzata da maestri cartapestai leccesi che, come ci dice la storica dell’arte Brizia Minerva, venivano spesso ingaggiati per lavori di restauro ‘integrativo’ sia sugli altari e sculture in pietra che sulle grandi statue lignee. Oggetto di restauro è pure la grande tela ottocentesca raffigurante San Francesco di Paola, posta al centro dell’altare per ricoprire la nicchia che in origine ospitava, come scrive l’Infantino, la scultura in pietra dello Zimbalo, con il santo calabrese, le cui vicende legate alla famiglia Cicala che aveva commissionato l’altare, hanno portato ad una diversa collocazione della statua. Il complesso lavoro di restauro è accompagnato da una campagna diagnostica già avviata di concerto con la Soprintendenza e condotta con l’ISPC-CNR che ha previsto prelievi di campioni stratigrafici per individuare gli strati originali, il riconoscimento di sali e altri componenti di degrado sovramessi, l’esatta composizione di materiali, leganti e pigmenti delle finiture cromatiche originali”.

“La Fondazione diocesana Splendor Fidei è nata anche, e direi soprattutto, per interventi e iniziative come quello che riguarda la cappella di San Francesco di Paola in Santa Croce - è il commento del presidente mons. Montinaro. La segnalazione giunta dall’ormai ex parroco don Flavio è stata presa subito in esame, sottoposta alla Soprintendenza e una volta autorizzata era necessario reperire i fondi. La sensibilità verso i beni culturali e l’attenzione di Monteco hanno fatto il resto e di questo la Fondazione è davvero grata. Tra qualche mese (a fine febbraio 2023 ndr) potremo ammirare l’altare dello Zimbalo in tutto il suo splendore e offrirlo alla contemplazione dei turisti e dei fedeli così com’è uscito dalla mente e dalle mani del grande artista leccese”.

“Da operatori attivi nel settore dell’igiene urbana a Lecce - ha dichiarato Mario Montinaro (Monteco spa) non potevamo esimerci dal sostenere il restauro di un bene ecclesiastico quale la cappella di San Francesco da Paola, sita all’interno della Basilica di Santa Croce, patrimonio artistico e culturale salentino e dell’intero territorio nazionale. La tutela dell’ambiente passa anche attraverso il contributo che private aziende possono dare per garantire il recupero di un’opera d’arte rappresentativa della nostra storia”.

Il lavoro di restauro è condotto dai restauratori Ianuaria Guarini e Gaetano Martignano con la direzione tecnica di Brizia Minerva. L’alta sorveglianza della Soprintendenza BSAE è svolta dalla dr.ssa Luisa Rosato. Le indagini del CNR sono eseguite dal dott. Gianni Quarta.  Il rilievo fotogrammetrico da Francesco Gabellone.

“Il restauro dell'altare di San Francesco di Paola - ha aggiunto don Flavio De Pascali -, ritengo che sia una delle operazioni più importanti di restauro, anche in campo culturale e per il nostro patrimonio religioso e della valorizzazione di esso. Questa operazione è stata resa possibile sia dalla volontà della comunità ecclesiale, del vescovo e della stessa parrocchia, e soprattutto grazie alla decisione della Fondazione Splendor Fidei che ha trovato la disponibilità di Monteco spa che ha compreso l'alto valore di questa iniziativa mettendo a disposizione i fondi necessari. Io ne sono particolarmente fiero perché ritengo che questo restituirà non soltanto alla basilica di Santa Croce, ma a tutta la nostra diocesi, un altro gioiello prezioso, da utilizzare anche nell'evangelizzazione. Quest’altare - ha concluso il parroco emerito - racconta la vita e miracoli di San Francesco di Paola, in un tempo in cui, noi lo sappiamo, i miracoli e il sacro vengono spesso visti in una maniera sbagliata o miracolistica. Lì invece è una santità che produce i miracoli, che è tutta un'altra cosa e io penso che questo possa aiutare a purificare di più la fede che abbiamo nei santi”.

“Ringrazio vivamente per l'eredità che ricevo dal lavoro congiunto svolto da don Flavio De Pascali, mio stimato predecessore, e dalla Fondazione presieduta da mons. Montinaro - ha affermato il nuovo parroco don Mauro Carlino -, che ha gettato le basi per iniziare i lavori della cappella di San Francesco da Paola, che proprio quest'oggi prendono l'avvio. Il merito è tutto loro. Da qualche mese, poi, la Curia diocesana si avvale della Fondazione Splendor Fidei, il cui obiettivo è quello di rendere sempre più belle e curate le nostre chiese. Tra queste, certamente la basilica di Santa Croce ha un ruolo di primo piano sia dal punto di vista artistico, sia dal lato religioso. Infine, il mio ringraziamento va a tutte quelle imprese, come la Monteco, che, scommettendo sulla bellezza e sul turismo religioso, contribuiscono al restauro delle nostre bellezze sacre”.

 

Photogallery di Arturo Caprioli

 

 

 

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