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Si sono svolti ieri i funerali di don Marcello De Sario, deceduto lo scorso 25 settembre della residenza per anziani ‘Villa Iris’ di Lecce. Le esequie sono state presiedute dall’arcivescovo Michele Seccia nella chiesa parrocchiale leccese del Cuore Immacolato di Maria.

 

 

Ma chi era don Marcello? Nacque a Lecce il 26 gennaio 96 anni fa da Giovanni e da Oronza Rollo; il papà, originario di Terlizzi e finanziere poi in pensione e la mamma casalinga “leccese” (don Marcello rimarcava spesso come questa sua origine “leccese” la portasse a volere fermamente che i figli studiassero tutti). Il suo papà Giovanni vivrà a lungo mentre la madre lo vedrà sacerdote dal cielo. Famiglia molto credente, il papà dallo stampo antico dei contadini che ci teneva alla celebrazione domenicale alla quale si doveva partecipare insieme; tutti frequentanti la chiesa di Sant’Angelo al Santuario dell’Addolorata, guidata a quel tempo da don Gerardo Danese, entrambi hanno guidato e accompagnato don Marcello all’incontro con la chiamata al sacerdozio. Ma è stata soprattutto, come spesso accade nella vita dei preti, la sua mamma a guidarlo, accompagnarlo, pregare tanto per lui tanto che, nella chiesa parrocchiale Cuore Immacolato di Maria da lui voluta e realizzata, una delle campane porta proprio inciso il nome della madre.

Don Marcello era l’ultimo di quattro fratelli: la sorella più grande Maria, poi Francesco e Vittorio. Nei suoi ricordi di ragazzo, don Marcello racconta come non ha avuto sin da piccolo l’intenzione di entrare in seminario. Ciò che lo attirava molto, però era la tradizione della Chiesa e in special modo lo studio della storia e del latino da lui molto amato tanto che chiese alla madre di poter frequentare il ginnasio-liceo proprio per un approfondimento e uno studio della lingua latina. La risposta della madre, però fu questa: “Marcello, non si tratta solo delle tasse scolastiche ma anche dei libri… perciò tu dovrai studiare sui libri usati dai tuoi fratelli…”. Ciò che poteva sembrare una limitazione, è stato invece da lui vissuto come una benedizione perché l’istituto magistrale da lui frequentato gli ha dato la possibilità di studiare la psicologia dei ragazzi e dei giovani che si sarebbe rivelerato tanto utile per il suo lavoro pastorale. Gli esami finali dell’istituto magistrale sono stati vissuti da don Marcello come la riprova che non era quella la sua strada perché, sempre promosso con ottimi voti, l’ultimo anno è l’unico della sua classe che viene rimandato in due materie; allora capì che la provvidenza e la Madonna lo volevano.

Don Gerardo Danese, suo accompagnatore spirituale, allora, gli propone di entrare in seminario dicendogli: “Marcello, non ti preoccupare, vai in Seminario… ci penso io… penso a tutto io… parlo io con la mamma e con papà…”. Dopo il diploma magistrale il “professore” (così lo chiamavano in seminario), entrò nel 1944/45 nel seminario maggiore di Molfetta con l’allora rettore don Corrado Ursi, eletto poi vescovo di Nardò, poi arcivescovo di Napoli e cardinale.

Dopo gli anni della formazione umana e spirituale nel seminario di Molfetta, arrivò finalmente il momento della ordinazione sacerdotale fissata per il 6 agosto dell’anno 1950; questo evento fu, purtroppo, segnato dalla morte dell’allora vescovo di Lecce mons. Alberto Costa. Il panico per lui e per i suoi nove compagni fu spazzato via dalla presenza di mons. Francesco De Filippis, arcivescovo di Brindisi, che ordinò don Marcello e i suoi compagni nella chiesa di San Giovanni Evangelista presso il Monastero delle Benedettine.

Dopo l’ordinazione ebbe inizio il suo cammino pastorale nelle parrocchie della città: dapprima a San Giovanni Battista del Rosario con don Ugo de Blasi che da lì a poco sarebbe diventato vicario generale della diocesi, al Sacro Cuore con don Abramo Perucino, poi un intervallo come assistente diocesano dei fanciulli di Azione cattolica, San Lazzaro, Santa Maria della Luce in S. Matteo con don Salvatore Bacca; infine a Santa Maria della Porta con don Gerardo Danese che lo aveva introdotto alla scelta vocazionale e lo aveva richiesto poi suo vicario una volta passato a San Luigi.

Fuori Porta Napoli la città era solo campagna ma già si intravedeva l’inizio delle abitazioni e, oltre, la zona era piena di masserie. Il vescovo mons. Francesco Minerva allora gli chiese, con mandato verbale, di intravedere la possibilità di trovare un suolo per la costruzione di una nuova chiesa fuori dell’abitato urbano di Porta Napoli. Si iniziò allora a celebrare in una chiesetta piccola intitolata alla Madonna del Rosario ma poiché era insufficiente, si individuò un casolare dei pastori al rione “Gridi”, con le sue strade bianche e impolverate, mulattiere, luogo pieno di cave e per otto anni si è celebrato messa lì. Con tenacia e con tutte le forze possibili dopo questi anni finalmente vide la luce il nuovo tempio fortemente voluto da don Marcello e dai parrocchiani e collaboratori i quali hanno escogitato qualsiasi mezzo possibile per avere finalmente la nuova chiesa, consacrata da mons. Francesco Minerva il 23 dicembre del 1971.

Furono quelli gli anni dell’impegno sacerdotale, pastorale: Azione cattolica, teatro, viaggi, musica, attenzione ai giovani e alle coppie oltre che le celebrazioni proprie di ogni parrocchia. Il servizio di don Marcello è durato per quasi altri 30 anni fino al raggiungimento dei limiti di età. Ma il servizio pastorale di questo zelante sacerdote non è terminato con la fine del parrocato: ha servito Torre Chianca e la chiesa di Gesù Salvatore, ha servito la chiesa di San Giovanni Battista, ha servito le Suore Salesiane dei Sacri Cuori soprattutto nelle sorelle anziane, celebrando per loro al III piano dell’Istituto di Via Giammatteo ogni giorno per oltre 20 anni. Chi di don Marcello ha conosciuto lo zelo, sa le battaglie, sa l’amore per la natura e gli animali, conosce l’amore per i viaggi, ma canche il carattere alcune volte forte, ribelle, anche polemico ma sempre per il bene.

Gli anni della vecchiaia, fino alla morte, sono stati anni di preghiera, silenzio, meditazione con lo sguardo orientato sempre al cielo. Lo stesso cielo che qualche giorno fa lo ha accolto per l’eternità.

 

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