0
0
0
s2sdefault

Portalecce pubblica in questi giorni alcune testimonianze su mons. Oronzo De Simone che il prossimo 19 ottobre compie settant’anni di sacerdozio. Domenica prossima 23 ottobre alle 9,30 l’arcivescovo Michele Seccia presiederà una solenne eucarestia a Lecce nella chiesa di San Giuseppe per festeggiare l’anniversario di don Oronzo e per ringraziarlo al termine del servizio ministeriale svolto fin dal 1964 nella rettoria a due passi da Piazza Sant’Oronzo.

 

 

Ringrazio il Signore per avermi messo accanto, negli anni della mia vita sacerdotale, un confratello a cui ricorrere, a cui guardare per imitarne lo zelo pastorale e l’abbandono fiducioso alla volontà di Dio. Nella vita, di tutto il bene che facciamo, i diritti d’autore sono solo di Dio.

Settanta anni di servizio umile e silenzioso nella Chiesa di Lecce, sempre nel cuore della diocesi e della città, accanto ai vescovi, con saggi consigli e ponderati interventi, è stato punto di riferimento per tanti sacerdoti e tanti fedeli, carezza e balsamo di amore per tanti poveri.

Con l’impronta della sua dolce personalità, ma con l’ascendenza della sua spiritualità, con la saggezza dei suoi consigli, con la dolcezza e prudenza del suo agire, con l’ansia di operare per il bene delle persone, ha svolto un ruolo efficace e ha lasciato traccia nel nostro presbiterio.

Papa Francesco nell’Angelus dell’11 settembre, commentando le parabole della misericordia, chiedeva: “noi imitiamo il Signore in questo, abbiamo cioè l’inquietudine della mancanza? Abbiamo nostalgia per chi è assente, per chi si è allontanato dalla vita cristiana? Portiamo questa inquietudine interiore, oppure stiamo sereni e indisturbati tra di noi? In altre parole, chi manca nelle nostre comunità, ci manca davvero, o facciamo finta e non ci tocca il cuore? Chi manca nella mia vita manca davvero? Oppure stiamo bene tra di noi, tranquilli e beati nei nostri gruppi -, senza nutrire compassione per chi è lontano? Non si tratta solo di essere aperti agli altri, è Vangelo! Il pastore della parabola non ha detto: Ho già novantanove pecore, chi me lo fa fare di andare a cercare quella perduta a perdere tempo? Invece è andato. Riflettiamo allora sulle nostre relazioni: io prego per chi non crede, per chi è lontano, per chi è amareggiato? Noi attiriamo i distanti attraverso lo stile di Dio, che è vicinanza, compassione e tenerezza? Il Padre ci chiede di essere attenti ai figli che più gli mancano. Pensiamo a qualche persona che conosciamo, che sta accanto a noi e che magari non ha mai sentito nessuno che le dica: Sai? Tu sei importante per Dio. Ma io sono in situazione irregolare, ho fatto questa cosa brutta, quell’altra… - Tu sei importante per Dio, dirlo, tu non lo cerchi ma Lui ti cerca”.

Queste parole mi proiettano la persona di don Oronzo, desideroso di donare il perdono di Dio. Tutti lo ricordiamo nel confessionale in cattedrale, o nella sua amata chiesa di San Giuseppe, instancabile nell’attendere e distribuire il perdono di Dio, in ansia per accogliere il fratello in cerca di pace.

Ma qual è il segreto di questo zelo sacerdotale? Credo di non sbagliare se penso a don Oronzo come al sacerdote, che vive la misericordia di Dio e vuole che tutti ne godano, ne siano oggetto come lui.

Oronzo è uomo della misericordia; la sua vita è incarnata nella misericordia, tanto da sentire l’urgenza di donare ai fratelli il regalo più grande di tutti: il per-dono. Egli riconosce se stesso come oggetto dell’amore di Dio, e vive la sua missione di sacerdote quale alter Christus, con gioia, speranza e tanto amore.

«Giovanni Paolo II, rivolgendosi ai sacerdoti, sentì più di una volta il bisogno di invitarli a riscoprire personalmente e a far riscoprire la bellezza del sacramento della riconciliazione. Riscopriamo con gioia e fiducia questo sacramento - le sue parole nella Lettera ai sacerdoti per il Giovedì Santo 2002 -. Viviamolo innanzitutto per noi stessi, come un’esigenza profonda e una grazia sempre nuovamente attesa, per ridare vigore e slancio al nostro cammino di santità e al nostro ministero». Oggi, dopo anni di ministero, comprendo quanto l’essenziale stia proprio tutto lì.

Ricevere la misericordia di Dio attraverso le parole e i gesti di un confratello, per noi che, interiormente, siamo sempre condannati dai nostri sensi di colpa, diventa un vero e proprio balsamo. L’esperienza di una parola veramente paterna e misericordiosa, il sostegno nella fede di uno sguardo di bontà di un confratello, la mano sul capo che dona la misericordia di Dio, è capace di smuoverci nel profondo e di ripristinare la gioia e la pace.

Di questo meraviglioso servizio svolto da don Oronzo rendo testimonianza e per questo ringrazio Dio Padre. Veramente eterna è la sua misericordia anche per noi, per i suoi poveri preti.

 

*vescovo di Nardò-Gallipoli

 

 

Forum Famiglie Puglia