Si sono conclusi ieri sera con la solenne celebrazione eucaristica di ringraziamento nella chiesa parrocchiale di Santa Maria della Luce in San Matteo a Lecce, i festeggiamenti in occasione del decimo anniversario di fondazione della Casa della Carità di Lecce.
A presiedere è stato l’arcivescovo Michele Seccia. Ad assistere il presule durante la celebrazione, il Maestro delle celebrazioni espiscopali, mons. Giancarlo Polito che ha coordinato il servizio liturgico prestato dai seminaristi del seminario diocesano. Hanno concelebrato con il presule anche il vicario generale della diocesi nonché presidente della Fondazione Casa della Carità, mons. Luigi Manca, il direttore della Caritas diocesana, mons. Nicola Macculi, ma anche mons. Vincenzo Marinaci, nuovo parroco di San Matteo (dal prossimo 14 gennaio) nel cui territorio opera la Casa della Carità, don Antonio Murrone, don Attilio Mesagne, don Luca Curlante, don Mario De Nunzio e Padre Carmine Madalese della Congregazione della missione dei padri vincenziani.
Presenti alla cerimonia diverse autorità civili, il sindaco di Lecce, Carlo Salvemini, l’ex presidente della Provincia di Lecce, Lorenzo Ria, ma anche diversi diaconi permanenti che offrono il loro servizio presso la Casa della Carità, personalità del mondo della cultura e dell’impresa, cittadini, ospiti, operatori, volontari e amici della Casa nonché i vari responsabili e operatori della Fondazione.
Sono ormai dieci anni che la Casa della Carità sta nel mezzo e accompagna le storie e le sofferenze della città. Dopo il saluto iniziale, è stata Simone Abate - coordinatrice della Casa della Carità - a rivolgere all’arcivescovo e al presbiterio presente, il personale ringraziamento a nome di tutti i collaboratori con queste parole: “Amato padre, cari sacerdoti, fratelli diaconi ed amici tutti, siamo qui riuniti nel nome del Signore per esprimere a Lui, a lei, a ciascun ideatore, ispiratore e sostenitore, la gratitudine per il dono della Casa della Carità della nostra diocesi. La Casa della Carità è un dono. È una opportunità di crescita evangelica in cui affinare sensibilità, mentalità, stili e cuore. È una provocazione di umanità che stimola all'amore e che deve di continuo spogliarsi dell'indifferenza, della mediocrità, della superficialità per essere testimoni di Gesù… A noi importa il sorriso dei poveri, la riuscita dei loro sogni, le interazioni d'amore, la sensibilità della gente e il lavoro immenso degli amici volontari, le intuizioni e la fatica dei professionisti. Come lei ci insegna, a noi importa tirare dritto in Gesù, credere in questa opera di Dio e sempre nel cuore e nelle orecchie le sue parole: Uaglio' andate avanti!".
Una tappa importante nella vita di un’istituzione che in dieci anni ha accolto e ospitato diverse persone bisognose provenienti da diversi Paesi. Non possiamo che ringraziare Dio del cammino che la Casa della Carità ha fatto da quando fu inaugurata nel lontano 9 dicembre 2012, dall’allora Segretario di Stato Vaticano, il card. Tarcisio Bertone, quando quella semina abbondante di iniziative, continua ancora oggi a portare frutto. La Casa nacque grazie all'intuizione dell'arcivescovo emerito di Lecce, mons. Domenico D'Ambrosio e al dono delle monache Benedettine del monastero di Lecce che donarono alla diocesi l'immobile che oggi ospita la struttura di accoglienza.
Nell’omelia il vescovo invece ha ricordato che “celebrare i dieci anni, è una storia giorno dopo giorno. Quante persone e quante situazioni sono passate e hanno bussato a quella porta: è passato chi per essere servito, ma anche chi per servire. Sono questi i sentimenti che ci permettono di incarnare il Vangelo, quando il Verbo diventa carne - espressione che piace particolarmente al vescovo - perché tutti ci sforziamo di incarnare come ogni battezzato, di vivere nella quotidianità l’esperienza di farsi carne. Noi mangiamo l'eucarestia. E se è vero che siamo ciò che mangiamo, ecco che la nostra fede ha un'incidenza straordinaria nella nostra vita”. E ha concluso “questi dieci anni sono solo l’inizio della storia, è il prologo ed è la costruzione delle fondamenta che devono reggere ancora la Casa della Carità, una realtà, dove ci deve essere sempre più posto per essere accolti, dove trovare un pasto, dove trovare un consiglio o un amico per scambiare una parola e passare del tempo per non sentirsi soli o abbandonati”.
L’obiettivo finale è quello che ogni cristiano diventi sempre più Casa della Carità.
Racconto per immagini di Arturo Caprioli