L’inno del Te Deum è uno dei più antichi inni di ringraziamento della Chiesa, che nel rito romano viene tradizionalmente cantato la sera del 31 dicembre, durante i primi Vespri della solennità di Maria SS. Madre di Dio, per ringraziare il Signore dell’anno appena trascorso.
L’inno (LEGGI E PREGA) può essere intonato anche in altre particolari occasioni, quali, a mò di esempio, l’elezione del nuovo Pontefice, al termine della consacrazione episcopale, al termine di un concilio... Nella Liturgia delle Ore trova il suo posto al a termine dell’Ufficio delle Letture, prima dell’orazione conclusiva nelle solennità, nelle feste, nelle domeniche, tranne in quelle del tempo di Quaresima, nell’ottava di Pasqua e di Natale.
La paternità dell’inno è stata contesa, tradizionalmente si pensava ad una attribuzione a San Cipriano di Cartagine, ad oggi, alcuni studiosi protendono con una certa probabilità alla composizione da parte di Niceta, vescovo di Remesiana (da non confondere con San Niceta, il goto, patrono di Melendugno) intorno alla fine del IV secolo.
Per il suo tono solenne è stato musicato dai più grandi musicisti delle diverse epoche, tra i quali: Palestrina, Haendel, Mendelssohn, Mozart, Haydne e Verdi.
La sua composizione in prosa ritmica simile a quella dei salmi e dei cantici biblici. Da un’analisi letteraria sostanzialmente si può suddividere in tre parti:
- La prima, fino al Paraclitum Spiritum, è una lode trinitaria indirizzata al Padre da un punto divista letterale molto simile ad un’anafora eucaristica, contenente il triplice Sanctus.
- La seconda parte, da Tu rex gloriae a sanguine redemisti, è una lode a Cristo redentore.
- L’ultima, da Salvum fac è un seguito di suppliche e di versetti tratti dai salmi.
Anche nella chiesa cattedrale, al termine della celebrazione eucaristica di ringraziamento di stasera alle 18, cui seguirà un breve momento di adorazione eucaristica, l’arcivescovo insieme con il popolo di Dio innalzerà il canto dell’inno per ringraziare il Signore per tutti i benefici concessi in questo anno che si conclude, alla città e alla Chiesa di Lecce.
*vicario generale e parroco della cattedrale di Lecce