L’Ufficio scuola e insegnamento della religione cattolica della diocesi di Lecce, in vista della formazione permanente degli insegnanti di religione e per la loro cura spirituale, ha programmato come di consueto, in questo periodo forte dell’anno liturgico, un incontro di spiritualità.
L’incontro sarà presieduto dall’arcivescovo Michele Seccia: venerdì 31 marzo dalle 17 alle 18.30, presso la cappella del Centro di pastorale e cultura “Giovanni Paolo II” (ex nuovo seminario in Via Umbria a Lecce), i docenti avranno la possibilità di mettersi all’ascolto della Parola di Dio guidati dal pastore.
Uno stimolo per i docenti di religione a testimoniare, in modo sempre più coraggioso, la loro fede e la loro speranza in Colui che sulla croce ha vinto per sempre il potere dell’odio e della violenza con l’onnipotenza del suo amore.
L’incontro sarà guidato dal direttore dell’Ufficio diocesano, don Alessandro Saponaro, e la riflessione, proposta da don Stefano Spedicato, direttore dell’Ufficio catechistico diocesano, verterà sulla figura di Cristo che porta su di sé il carico del dolore umano. Il dolore è la domanda da cui prima o poi nessuno potrà evadere. Sembra che la storia avanzi attraverso il dolore, nei conflitti di interessi, di classi, di razze, di individui e di popoli. Nel dolore tutti si trovano accomunati.
L’uomo Gesù davanti alla sofferenza dell’uomo; l’uomo Gesù davanti alla sofferenza di sé.
Nella vita umana un’esperienza che può risultare importante in ordine alla ricerca di Dio è quella della sofferenza e del dolore. Al dolore non si può sfuggire; la vita non è tutta dolore, ma riserva particolari momenti di sofferenza fisica e morale durante i quali l’uomo si sente fragile e limitato.
È la fragilità degli studenti a scuola. Non sanno ancora farsi carico della vita, è al docente di religione, che chiedono di provarci, per poter scoprire che maturare è un’avventura meravigliosa.
Si possono scorgere sui loro volti i segni della solitudine e della paura: la spavalderia, le provocazioni, i silenzi, le maschere di questa età tradiscono il desiderio di avere un nome, di abitare la vita.
Chiedono al docente di «soffrire» per loro, e il verbo vuol dire sia «portare il peso» della vita, sia «dare» la vita: concepirli e generarli. Non basta informare, occorre formare: aiutare la vita a compiersi e a dar frutto, perché ascoltare un adolescente è capire ciò che non dice.
Solo così le esperienze della meraviglia e dello stupore, come quelle del dolore e della sofferenza, possono aiutare gli alunni a comprendere ed esprimere l’amore di Dio nella loro vita.