Nell’ambito del programma religioso della festa patronale, anche quest’anno, la Chiesa diocesana leccese ha custodito, pur nel mutare dei tempi, ciò che la tradizione ha tramandato in merito alle celebrazioni in onore dei santi patroni.
Alcuni, infatti, avrebbero preferito celebrare il solenne pontificale dei santi patroni in serata, anche a causa del grande caldo agostano; altri si sono sempre interrogati se ha ancora un senso la processione la sera del 24 di agosto. In verità, un’attenta analisi storica può aiutare nella comprensione della tradizione.
La processione con i simulacri dei Santi Oronzo, Giusto, e Fortunato è documentata per il giorno 24 agosto, almeno dal XVIII secolo, in quanto era il compimento dell’Undena. In tale giorno, si entrava nel cuore della festa e le statue dei santi patroni percorrevano il centro cittadino. Pertanto, a partire dalla cattedrale della città leccese, l’arcivescovo, il capitolo, il clero, le confraternite e il popolo fedele di Dio vivevano con fervore la processione in onore dei martiri.
Nel noto volume del celebre storico Sante De Sanctis, sui patroni leccesi, si ricorda che la città era illuminata dalle lampade a gas mentre nelle zone principali erano tanti i colori dei fuochi di bengala che si potevano ammirare in piazza Duomo, in piazza Sant'Oronzo e per le vie del centro storico. Le celebrazioni principali prevedevano momenti di autentica preghiera come lo stesso storico testimonia, ricordando l’opera delle confraternite, le quali si alternavano nell’adorazione del Santissimo Sacramento in cattedrale il giorno del ringraziamento, cioè il 27 agosto, allorquando si ricordava la preservazione della città di Lecce dallo spaventoso terremoto avvenuto il 27 agosto 1886, ossia quattro anni prima della festa menzionata dal De Sanctis.
In particolare, la festa patronale era annunciata da un editto del sindaco che ricordava ai suoi concittadini come l'inizio della festa fosse il 15 agosto sera con la recita dell’undena. Nel 1890, racconta lo storico, la musica liturgica era diretta dal maestro Giacomo Martucci, mentre il 24 il 25 e il 26 il compositore e direttore del coro era Augusto Moriconi maestro della basilica liberiana (Santa Maria Maggiore) in Roma.
Il De Sanctis descrive precisamente ciò che avveniva il giorno della processione: il 24 agosto alle 18 le statue dei santi protettori percorrevano le vie della città con la presidenza del vescovo della città e l'intervento di tutte le confraternite, del reverendissimo Capitolo e delle autorità civili ed ecclesiastiche. Al ritorno della processione in piazza, era da ammirare la straordinaria illuminazione a fuochi di bengala che si irradiava dalla grandiosa torre del duomo, lo splendido campanile.
Il giorno seguente, il 25 di agosto, ben quattro bande musicali percorrevano l'intera città ed eseguivano concerti nelle diverse piazze. In duomo, la solenne santa messa era alle 10 e la presiedeva un canonico del Capitolo, con l'assistenza di vescovo Zola.
Il giorno proprio della festa era il 26 di agosto e il cuore delle celebrazioni era costituito dalla solenne messa pontificale delle 11, presieduta dal vescovo Zola con la musica del maestro Morriconi. La sera del 26 di agosto era ancora mons. Zola a dar compimento alle feste religiose con la solenne benedizione. Le festività terminavano con l’accensione dei fuochi d'artificio alle 22.
Il 27 agosto, giorno di espiazione e ringraziamento, il popolo leccese si asteneva dal lavoro e tutta la giornata era consacrata all'adorazione del Santissimo Sacramento, solennemente esposto sull'altare maggiore della cattedrale.
Nel trascorrere del tempo, è interessante notare come gli elementi centrali dell’antica tradizione religiosa, siano stati custoditi nel tempo dalla Chiesa e dal popolo leccese.