Caro don Oronzo, quale dispiacere e quale gioia sapere che proprio nel giorno del tuo onomastico, nel giorno della solennità che dice l’identità della Chiesa di Lecce, hai raggiunto il Paradiso.
Ti ho conosciuto quand’ero nella redazione del settimanale diocesano L’Ora del Salento. In quei mesi, tu scrivevi a penna i tuoi dottissimi articoli e poi li portavi in redazione perché potessero essere trascritti al pc. Nel periodo in cui ero lì, ebbi il grande privilegio di aiutarti a batterli al pc, di aiutarti a sintetizzarli perché potessero essere pubblicati sulle colonne del giornale. In quei due anni ho avuto modo di conoscerti, di apprezzare semplicemente la tua santità.
La tua indescrivibile cultura, resa manifesta da quei meravigliosi articoli, infarciti di dotte espressioni latine, di abbreviazioni in quella lingua che solo tu riuscivi a padroneggiare in modo così disinvolto. E quant’eri simpatico: avevi paura che don Adolfo Putignano, allora direttore de L’Ora del Salento, si fosse stancato dei tuoi articoli, temevi che anche il vescovo volesse che tu fossi solo un sacerdote in pensione. Ogni volta che tu mi dettavi gli articoli, mi incalzavi dicendo: “Dai dai, sbrigati sennò arriva don Adolfo o il vescovo e mi colgono con le mani nel sacco!”.
Quale santità in te: in quel tuo incedere silenzioso e pacato in centro con quella corona del rosario tra le mani, ti fermavi soltanto quando incontravi qualcuno. Ti ricordavi di me nonostante l’età e mi dicevi: “Ci vediamo lunedì al giornale”. Una volta eri in macchina con me mentre ti accompagnavano a Santa Maria dell’Idria e un po’ per provocarti ti chiedemmo per quale motivo occorresse ricevere l’assoluzione sacramentale dal sacerdote. E tu, allargando le braccia e guardando in alto, rispondesti: “Dio ha bisogno degli uomini”. Quella risposta é valsa più del corso annuale di teologia sacramentaria che ho pur frequentato.
Più volte un po’ sorridendo e dicendolo col cuore ti dicevo: “Tu sei santo, don Oronzo” e tu abbassavi la testa e sorridevi imbarazzato. Mi dicevi: “Io non soffro qui sulla terra e per questo dovrò andare in Purgatorio. Mio Dio, che disgrazia”. Si, sei santo, ed anche se non ti canonizzeranno per me e per molti lo sarai per sempre. Benedicimi dal cielo, don Oronzo e prega per me perché possa vivere un frammento della santità di Dio, quella bellezza che ora tu vivi per sempre. Continua a guidare la penna con la quale scriverò, vivendo, il libro della mia vita. A Dio, don Oronzo. Ci rivedremo e in quel giorno tu mi guiderai entrando in quell’amore di cui hai scritto per tutta la tua esistenza.