Si è giunti al 560.mo giorno di conflitto tra l’Ucraina e la Russia. Il conflitto si espande sempre più, infatti mentre le forze militare ucraine bombardano il territorio russo, fino a Mosca; le forze russe invece bombardano via mare le foci del Danubio in prossimità della Moldavia e della Romania, al fine di impedire il trasporto del grano dall'Ucraina verso l’Europa.
In questi giorni Mosca ha ancora minacciato la Moldavia, dopo l’espulsione da Chisinau di ben 45 diplomatici russi. Un chiaro segnale di opposizione alla ingerenza politica sovietica, la quale da tempo sta operando per destabilizzare il Paese moldavo.
In questo contesto sempre difficile continua in Moldavia l’opera di accoglienza ed assistenza della Fondazione Regina Pacis, che ha attive per i rifugiati ucraini ben quattro strutture: una mensa, due centri di accoglienza ed una struttura per servizi sanitari con medici e psicologi, assistenza minori, erogazione di aiuti materiali ed economici. Di fatto la Fondazione salentina ha in carico circa mille rifugiati ucraini, nella gran parte donne e bambini.
“I tempi della guerra si allungano e la pazienza dei rifugiati ucraini si accorcia - ha commentato don Cesare Lodeserto, missionario leccese e presidente della Fondazione, impegnato in prima persona in questa operazione umanitaria - infatti i problemi aumentano. Non si tratta solo di donare beni di ogni genere, ma anche di accompagnare in percorsi di supporto psicologico che vincano la paura, la depressione, la rassegnazione. Ci sono mali difficili da curare, come la distanza dagli affetti e dai propri cari”.
“La prossimità dell’autunno e dell’inverno che segue, deve vedere anche noi preparati - aggiunge don Cesare - perché la guerra, pur se distante pochi chilometri, colpisce con violenza anche questa popolazione in attesa che cambi qualcosa. Non abbiamo risposte, come non ha risposte la politica, allora dobbiamo offrire una risposta evangelica con una carità che si prenda cura ed accompagni queste donne ed i loro piccoli, oltre agli anziani”.
“Abbiamo bisogni di aiuti di vario genere - conclude ancora don Cesare -, inoltre a giorni perderemo i volontari italiani del servizio civile, che hanno operato in modo straordinario, mentre il personale della Fondazione Regina Pacis sta lavorando dall’inizio della guerra in modo encomiabile. Siamo una trincea silenziosa della carità, ma non sia silenzioso il mondo circostante, perché c’è il rischio di dimenticare ciò che avviene ed anche dimenticare chi soffre in attesa della pace e della libertà”.