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Mentre tutta l’Italia piange Giulia, gli Uffici di pastorale giovanile e di pastorale universitaria della diocesi di Lecce ieri sera hanno invitato, ad un mese dalla morte della giovane studentessa francese Julie, i giovani universitari ad un momento di riflessione.

 

 

La fragilità dei giovani nell’affrontare la vita è stato il filo conduttore della serata, cercando luce nel buio della morte, alla scuola della Parola di Dio.

Interpellati da situazioni apparentemente normali, eppure che hanno il sapore della solitudine, interpellati da tanti silenzi da ascoltare, i giovani universitari leccesi si sono lasciati toccare il cuore.

Così, infatti, hanno vissuto un semplice momento di preghiera e condivisione per ricordare Julie e per riflettere sulle fatiche e sulle speranze di oggi.

La preghiera, presieduta dall’arcivescovo Michele Seccia che, come un padre, ha voluto essere presente, e preparata da alcuni giovani universitari insieme a Padre Francesco Lugarà e a Padre Antonio d’Amore, si è svolta in due momenti: una prima tappa di riflessione ed ascolto sulle fatiche e sulle paure della vita ed un secondo momento, alla luce del Vangelo dei discepoli di Emmaus, di passaggio dalla fatica alla speranza.

Il passo del Vangelo ha aiutato nella riflessione i giovani, guidati da don Salvatore Corvino, che ha messo in parallelo l’esperienza dei due diretti ad Emmaus, piombati improvvisamente nel dolore e nella disperazione, e quella dei giovani vicini a Julie ed ancora pieni di interrogativi circa la tragedia accaduta e circa la loro stessa vita. Insieme ai personaggi del Vangelo, si è provato a comprendere l’importanza della condivisione e dell’ascolto, per guardare con fiducia alla vita… con una speranza che prende il posto della disperazione. Anche nel dolore e nelle fatiche questo è possibile.

«Ci ritroviamo qui, dopo un mese, davanti a questa croce, ancora nel dolore, interrogati dai dubbi, dalle domande, forse arrabbiati, certamente incapaci di realizzare e, perché no, delusi. Il cuore è affaticato - ha detto don Salvatore - “Speravamo”, dicono gli uomini del vangelo ascoltato, non sperano più, conversano di quello che è accaduto. Mettiamoci accanto ai personaggi del vangelo, dialoghiamo con loro delle loro e delle nostre disperazioni, ascoltiamo ciò che hanno da dirci e magari leggiamo una chiave di speranza: possiamo scoprire di non essere più ripiegati su noi stessi, ma desiderosi di stare nel cammino della vita. Qualcuno è convinto della presenza di Gesù lungo il cammino, qualcuno dubbioso, altri assolutamente no. Ma il non stare soli, il saperci in compagnia alimenta la fiducia. E forse potremo ritrovare uno sguardo nuovo senza fermarci, solo, con il volto triste. Alla scuola di quanto abbiamo ascoltato possiamo scoprire che la nebbia può diradarsi e scoprire che c’è bellezza e che c’è speranza…basta essere consapevoli di una meta che ci fa pellegrini per non vagabondare e vivere quella speranza che forse Julie aveva smarrito ma di cui oggi gode nella pienezza della vita, insieme a tanti giovani (Daniele, Eleonora, Giulia e tanti altri)».

Ad un mese da una tragedia così importante che ha colpito la comunità accademica leccese, è stato fondamentale ritrovarsi, dunque, per far sì che la realtà stessa continui ad interrogare e consenta di alzare lo sguardo, perché non accada di abitare solo la disperazione ed il dolore e per essere sentinelle di speranza che indicano la possibilità di una bellezza di vita.

 

 

 

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