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Si celebra oggi la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne e un gruppo di preti della diocesi hanno accettato, anche su sollecitazione di Portalecce hanno deciso di metterci la faccia.

 

 

 

Don Gabriele, don Cosimo, don Emanuele, don Vanni, don Elio e don Francesco si sono esposti colorandosi il volto di rosso in un giorno simbolico che non vuole solo richiamare l’attenzione sul fenomeno diffuso qual è il femminicidio, ma che chiede con urgenza un posizionamento politico e socio-culturale netto, con obiettivi solidi. La violenza sulle donne affligge la nostra società e necessita un impegno condiviso, affinché possa essere eliminata dalle radici, le quali, come ha fatto notare anche Papa Francesco, crescono “nel terreno del pregiudizio, del possesso, dell’ingiustizia”.

“Ogni giorno è utile per ascoltare fatti di violenza che si insinuano nei rapporti più importanti, quelli affettivi, quelli di fiducia e che vedono vittime le donne, ad opera spesso di uomini incapaci di accettare le loro scelte”. Lo dice l’arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Cei, mons. Giuseppe Baturi, che ha affidato ad un messaggio video (GUARDA) alcuni pensieri relativi alla Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

“L’ultimo fatto che ha scosso l’opinione pubblica nazionale - prosegue mons. Baturi - porta i nomi di Giulia e di Filippo. Nomi comuni, che potrebbero appartenere a persone da noi conosciute o a nostri familiari, perché c’è un veleno di violenza che sta davvero corrompendo tanti nostri rapporti”.

“Come Chiesa - ribadisce l’arcivescovo -ci impegniamo anzitutto alla preghiera, perché Dio tocchi il cuore di tanti nostri giovani e accolga nel suo Regno di felicità le vittime di violenza”. Ma la Chiesa si impegna anche all’educazione all’amore e al rispetto della libertà dell’altro. “L’amore vero - conclude Baturi - è quello che non pretende, che non trattiene, che non possiede, ma che serve l’altro nella sua libertà. L’amore è vivere perché l’altro possa vivere, mai costringerlo dentro i nostri schemi istintuali o progettuali. È una giornata che deve far riflettere e che ci induce alla preghiera e all’impegno perché non accada più”.

 

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