Ormai è sono trascorsi dieci anni da quando la Fondazione Regina Pacis ha aperto e gestisce una scuola professionale nel carcere minorile di Goian in Moldavia, l’unica per tutto il Paese. Goian è un comune della Moldavia controllato dalla autoproclamata repubblica di Transnistria.
Il progetto educativo ha come obiettivo la formazione professionale dei ragazzi detenuti, in attesa del loro rientro nella società, dando loro la possibilità di essere autonomi e pronti ad un impatto complesso, dopo una detenzione difficile. La formazione professionale prevede percorsi educativi per parrucchieri, elettricisti, cuochi per cucina moldava ed italiana, operatori nell’edilizia e manufatturieri nel settore calzaturiero.
Sono stati creati nello stesso carcere i laboratori per la formazione, ambienti professionalmente attrezzati, in particolare per parrucchieri ed una cucina professionale attrezzata, con un forno utile per la produzione delle pizze e del pane. Il progetto è stato possibile grazie alla collaborazione tra la Fondazione Regina Pacis e l’amministrazione degli istituti di pena presso il Ministero della giustizia. I docenti della scuola provengono dalla scuola statale e questo permette ai ragazzi di poter ottenere, a seguito del superamento degli esami previsti ogni fine di anno, un titolo riconosciuto in tutti gli ambienti lavorativi, facilitando così la ricerca del lavoro.
Inoltre, la Fondazione Regina Pacis opera anche per l’inserimento lavorativo dei ragazzi nel paese, una volta usciti dal carcere. I ragazzi vengono, già prima del termine della detenzione, presentati ai futuri datori di lavoro, perché non ci sia un vuoto di tempo e siano subito inseriti, senza alcun pregiudizio.
“E’ una delle realtà più significative della Fondazione Regina Pacis - spiega don Cesare Lodeserto, sacerdote leccese fidei donum e presidente della Fondazione - in continuità con la cura dei minori che viene portata avanti fin dal 2000, quando venivano raccolti i ragazzi di strada, ed è quanto avviene ancora oggi”.
“I ragazzi vanno amati ed accompagnati nella crescita - conclude don Cesare - e bisogna essere accanto a loro, anche se hanno commesso qualche errore nel cammino della vita. Il Papa ci ha detto di non lasciare solo nessuno ed è quanto noi intendiamo fare in Moldavia. La gratitudine va ai benefattori che ci aiutano nella realizzazione di questo progetto missionario”.