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Momento di intensa emozione, profonda preghiera e grande partecipazione alla Via Crucis diocesana ieri sera in Piazza Duomo animata dai giovani, presieduta dall’arcivescovo Michele Seccia e trasmessa in diretta da Portalecce Tv (GUARDA).

 

 

Seppur minacciato dalla pioggia non si sono scoraggiati tantissimi fedeli a partecipare all’intenso momento cominciato in piazza e poi concluso in cattedrale per l’incertezza meteorologica, ma che ha unito e raccolto tutte le realtà che hanno dato vita a questa particolare Via Crucis intorno al proprio pastore.

Ogni stazione ha visto le profonde meditazioni scritte da ognuno dei gruppi e delle realtà giovanili della nostra diocesi (SCARICA): i giovani neocatecumenali, i giovani universitari, i giovani di Azione cattolica, i giovani degli oratori, i giovani del Csi, gli scout dell’Agesci, la Comunità Emmanuel, la Gioventù Francescana, i giovani del Rinnovamento nello Spirito, i giovani detenuti del carcere di Borgo San Nicola, i giovani seminaristi della nostra diocesi, Comunione e liberazione, i giovani sordi e quelli del presidio scolastico “Gaetano Marchitelli “di Libera. Tutti uniti insieme nel portare la croce durante l’intero rito che in quest’ultima settimana di Quaresima ci accompagna verso la Pasqua.

La Chiesa di Lecce si è riunita “come comunità diocesana incamminandosi sulla via della croce” ha dichiarato il direttore della pastorale giovanile diocesana, don Salvatore Corvino, all’inizio del rito, “facendo esperienza di comunione e condivisione di vite e di storie salvate e risorte”.

Ad ogni stazione storie di vita, di sofferenza, di riscatto e rinascita hanno emozionato e accompagno lungo tutta la “via” grazie alle parole di vita dei giovani che vivono in ogni modo e situazione la nostra diocesi, dai migranti ai detenuti fino a tutti quei giovani impegnati diversamente nella nostra comunità.

“La Via Crucis di Gesù che percorriamo con lui - ha detto poi l’arcivescovo in conclusione - diventa scuola di vita che ci mostra pienezza della nostra umanità e la straordinarietà del nostro essere cristiani e riconoscere in quella Croce la nostra salvezza, la nostra speranza, la nostra identità”.

 

Racconto per immagini di Arturo Caprioli.

 

 

 

 

 

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