Da alcuni anni la presenza fisica di don Antonio Pellegrino nelle case, nei circoli culturali e nelle chiese di Trepuzzi era diventata rara a motivo della sua tarda età ma soprattutto per la sua salute che dava segni di cedimento.
Ma le poche volte che compariva in pubblico si percepiva subito che l’affetto della popolazione verso di lui e il suo amore per Trepuzzi erano davvero intensi. In questo mio ricordo della sua figura tralascio volutamente gli aspetti operativi del suo lungo ministero, che certamente rispecchiamo il modello del ministro di Dio pieno di zelo e di forza di volontà nel realizzare la costruzione della grande chiesa parrocchiale di Sant’Angelo, nella sua vicinanza quotidiana alla gente di ogni ceto sociale nel lungo periodo del suo servizio di parroco.
Desidero soffermare il mio ricordo sulla sua persona. Don Antonio Pellegrino è un’icona indistruttibile di prete che è stato molto amato perché egli stesso ha amato molto; un amore che si è manifestato nelle forme più semplici, un amore estroverso ma non appariscente, dato il suo carattere gioioso, amabile e nello stesso tempo forte. Per me, e credo per molti miei confratelli, è stato un esempio di fedeltà alla Chiesa, al magistero del Papa, alla Chiesa diocesana e ai suoi vescovi, un esempio di presenza, finché l’età e la salute glielo hanno permesso, a tutti i momenti diocesani. Amava intervenire e dare il suo contributo di pensiero nei diversi incontri formativi del clero. Nei momenti conviviali ci “deliziava” con le sue poesie d’occasione., in omaggio ai vescovi e ai confratelli.
Conservo gelosamente una sua poesia composta in occasione del mio cinquantesimo anniversario di ordinazione sacerdotale, celebrato il 25 ottobre scorso. Nel chiedermi che cosa ha fatto di eccezionale don Antonio per meritare tanta stima, tanto affetto, tanta riconoscenza, la risposta non può che essere una: è stato in modo eccezionale un normalissimo prete, un prete è basta, un prete fino in fondo, un prete sempre in mezzo alla sua gente.
C’è un’espressione di René Voillome, nel suo famoso libro: Come loro, rivolto ai preti Piccoli Fratelli, dove si dice che non è il ministero presbiterale a determinare i rapporti con gli altri, ma esattamente il contrario: sono i rapporti con gli altri a determinare il ministero presbiterale. In fondo è vero. Il nostro ministero nasce e si svolge nell’ambito delle relazioni umane, non al sopra o al di fuori di esse. Questo è stato esattamente il ministero di don Antonio Pellegrino: un ministero sempre immerso nella gente, per la gente, con la gente.