Alla chiusura del tempo estivo e prima delle varie ripartenze nei rispettivi seminari, i seminaristi della diocesi di Lecce hanno vissuto il consueto appuntamento di fraternità presso l’Oasi Santi Martiri Idruntini di Santa Cesarea Terme.
Oltre all’arcivescovo Michele Seccia, sono stati presenti il rettore del seminario diocesano, don Tony Bergamo, ed il delegato arcivescovile, don Vito Caputo.
Tangibile l’entusiasmo di mons. Seccia nel vedere che, in un momento così significativo per la nostra Chiesa particolare, i primi segni di speranza giungono dal vedere allargarsi il gruppo dei seminaristi. Quest’anno le new entry saranno Alessandro Palumbo e Francesco Pio Petrachi, due giovani della parrocchia Maria SS. Assunta in Melendugno, e Giacomo Putignano della matrice di Squinzano.
Per quanto riguarda gli altri ragazzi, è bello notare che ce ne sia almeno uno per ciascun anno di formazione. Certamente un bel segno di continuità! Ripresentiamoli: Lorenzo Metrangolo, della parrocchia Sant’Andrea in Novoli, e Giacomo Pezzuto, della Santa Famiglia di Trepuzzi, entrambi al II anno; Filippo Macchia, di San Pietro in Lama, ormai al III anno; Damiano Gianfreda, di San Pio X in Lecce, che torna in pista al IV anno; Giuseppe Ferraro, di Santa Rosa in Lecce al V anno. E poi al VI anno, Andrea Rizzo, della matrice di Trepuzzi, che ultimerà la formazione nel seminario di Chieti e, nel frattempo, inizierà il servizio pastorale in diocesi nella parrocchia S. Maria delle Grazie in San Cesario; ed Enrico De Leo, dell’Ausiliatrice in Monteroni, che farà altrettanto presso il seminario romano e svolgerà il servizio pastorale nella parrocchia S. Pio V in Roma.
La prima giornata a Santa Cesarea è stata caratterizzata da un prolungato tempo di colloquio e confronto con l’arcivescovo che, con ineguagliabile paternità e commozione, ha ricordato l’importanza di continuare a domandarsi “Cosa vuoi che io faccia?”, non per dubitare della vocazione quanto per consolidarla nei diversi momenti del cammino personale. Rispondendo ad alcune domande e provocazioni dei ragazzi, ha sollecitato ad una relazione passionale con il Signore che si rispecchi nella semplicità e nella coerenza di una sana testimonianza di vita. Immancabili da parte di mons. Seccia, i racconti di una vita sacerdotale vissuta all’insegna della carità verso i più poveri e sofferenti. Parlando ai ragazzi come a “futuri viceparroci” ha insistito nel sottolineare che non ci sia nulla di più prezioso della costanza nel servizio ai malati. Tutte le condivisioni sono confluite nella preghiera del Vespro, al termine della quale l’arcivescovo diceva di essere contento per aver respirato un “clima di famiglia” con i suoi ragazzi per i quali non smetterà di pregare incessantemente e ai quali ha chiesto di continuare a renderlo partecipe delle tappe dei loro cammini.
Il tempo per stare insieme, il divertimento, la condivisione tra i seminaristi non è mancato, anche se più breve del previsto, ma ciò non ha impedito di accrescere la necessaria fraternità. All’indomani, con la preghiera delle Lodi, i ragazzi si sono salutati e augurati buon inizio di anno formativo.