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Sabato 28 settembre alle 18,30 nella chiesa di Sant’Irene a Lecce (Teatini), si svolgerà la manifestazione “Takohemi Magkita” (Incontriamoci), per celebrare la 110ma Giornata mondiale del migrante e del rifugiato.

 

 

L’invito ad incontrarsi, promosso dall’Arcidiocesi di Lecce per tramite dell’Ufficio diocesanoMigrantes, parte dalle comunità cittadine albanesi (Takohemi) e filippine (Magkita) e coinvolge varie realtà che operano sul territorio per l’inclusione, attraverso la costruzione di una società interculturale caratterizzata da relazioni di pace e valorizzazione delle differenze. Questo per dire ai leccesi che incontriamoci si scrive in tante lingue, ma resta sempre il primo passo per abbattere i muri del pregiudizio, della diffidenza e della paura del diverso.

La manifestazione è un percorso di interazione tra diverse culture: albanese-arbëresh, grecanica (griko), filippina, tradizionale africana ed italiana, attraverso la musica, il canto, le danze e la letteratura contemporanea. A dar vita a quest’intreccio di voci, suoni e danze saranno le associazioni Vatra Jone, ASAL student, Filipine Catholica Communita in Lecce (FCCL), la Schola Cantorum “Sacro Cuore” e gli studenti del Liceo scientifico Banzi di Lecce grazie all’impegno operativo dei Laici Comboniani, dell’Associazione Volontari Caritas di Lecce odv e del CSV Brindisi Lecce.

L’obiettivo della manifestazione è quello di trasmettere quanto sia bello e utile adoperarsi per costruire un mondo interculturale ed inclusivo, rispetto al subire passivamente un mondo multiculturale individualista, divisivo e ghettizzante che aumenta i conflitti e l’insicurezza.

Il 28 settembre è la vigilia della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, voluta da Papa Benedetto XV 110 anni fa, che quest’anno ha visto il messaggio di Papa Francesco (LEGGI) ricordarci che “è possibile vedere nei migranti del nostro tempo, come in quelli di ogni epoca, un’immagine viva del popolo di Dio in cammino verso la patria eterna. I loro viaggi di speranza ci ricordano che «la nostra cittadinanza infatti è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Cristo» (Fil 3,20).

Il messaggio si chiude con una preghiera appello a tutti “Abitiamo ognuno nella sua patria, ma come fossimo stranieri. Ogni regione straniera è la nostra patria, eppure ogni patria per noi è terra straniera.” È questa una verità che tocca tutti noi salentini che viviamo quotidianamente il migrare dei nostri figli che non trovano nella nostra terra le condizioni giuste ed eque per realizzare se stessi, per questo occorre ricordare sempre che “Viviamo sulla terra, ma abbiamo la nostra cittadinanza in cielo”

 

*Ha collaborato Gloria Oruma per Ufficio Migrantes Lecce

 

 

 

 

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