Una celebrazione ricca di segni quella di ieri sera: la Veglia di Pentecoste nella quale l'arcivescovo, durante l'omelia, ha voluto affidare alla comunità diocesana pensieri e riflessioni sul suo sogno di Chiesa missionaria.
“In questa celebrazione, nella grande solennità di Pentecoste vogliamo ricordare che il mistero della comunione e della missione caratterizza l’azione dello Spirito Santo. Vogliamo percepire quasi fisicamente quello che percepirono gli apostoli appena si spalancarono le porte del cenacolo. Questa sera lo Spirito viene a portarci fuori, la Chiesa non ha motivo di essere chiusa, specialmente se luogo accogliente. È l’opera di Dio che con la forza dello Spirito può rinnovare tutte le cose, ecco il senso della Resurrezione. Possiamo noi battezzati poter rimanere sotto il peso del peccato e della divisione quando celebriamo la Pentecoste? – ha esordito così mons. Michele Seccia nella sua omelia -. Quando crediamo e soprattutto constatiamo che lo Spirito Santo è l’artefice della comunione, Egli è colui che da a noi la forma, l’identità, la completa somiglianza di Dio. Dopo il peccato originale, se non avessimo il dono dello Spirito non potremmo osare di dire 'Siamo veramente Figli di Dio'”.
Seccia si è poi allacciato al tema della missionarietà come frutto dello Spirito Santo. “È bello - ha proseguito - essere missionari e testimoniare il Vangelo in tante parti del mondo, lì dove è difficile testimoniare la propria fede. Ma quando la testimonianza costa sacrificio e rischio dona gioia al cuore. Questa è la vera identità della Chiesa: annunciare Cristo, non solo pregando per i missionari, ma sentendoci e vivendo tutti da missionari. La nostra cresima non deve essere un ricordo, il cadenzare dell’anno liturgico non è solo un’insieme di riti, ma è memoria quotidiana della presenza di Dio in mezzo a noi. Se capissimo il senso delle nostre concelebrazioni eucaristiche, Questa è la Pentecoste, è una missione che va da un confine all’altro della terra, che valica le porte delle parrocchie, le porte delle diocesi. La missione non è propaganda, ma è il frutto della Parola di Dio che parla ancora al nostro cuore, che ci interpella e ci invia all'universalità della Chiesa. Non ho il torcicollo ma quando nella preghiera eucaristica dico 'da un confine all’altro della terra' mi sembra di immaginare tutto il creato. Lo Spirito torna a ricreare. Invochiamolo perchè risvegli nei nostri cuori, nelle nostre volontà quel desiderio missionario”.
Rivolgendosi a don Massimiliano, ha espresso il suo massimo sostegno e in conclusione ha invocato la Vergine Maria affinchè possa sostenere lo spirito missionarioma anche il suo instancabile servizio di pastore della Chiesa che è in Lecce.