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Sono giorni intensi quelli della comunità parrocchiale di Sant’Antonio di Padova in San Cesario di Lecce. Il prossimo 7 settembre il diacono don Angelo Rizzo verrà ordinato sacerdote per le mani di mons. Michele Seccia e la preghiera della Chiesa. Alla vigilia di questo evento di fede e di comunione abbiamo raccolto le sue riflessioni in attesa del grande giorno.

 

Don Angelo, mancano ormai poche settimane alla tua ordinazione presbiterale. Quali le emozioni che abitano il tuo cuore alle porte del grande giorno?

Certamente sono tante le emozioni che affollano il cuore alla vigilia della mia ordinazione sacerdotale. In questi giorni sto ripercorrendo questi primi 25 anni di vita e non smetto di rendere lode al Signore per le meraviglie che compie nella mia storia. Anzitutto avverto grandissima gioia: pensarmi amato, chiamato e sostenuto da Dio mi riempie di tanta meraviglia e stupore. Egli ha scommesso sulla mia povera vita, fidandosi di me nonostante il mio peccato e questo mi è bastato per vincere ogni mia timidezza e paura; ed ora, certo della sua misericordia e fedeltà, sono pronto a dire con la vita quell’eccomi ultimo e definitivo alla sua santa volontà. Nel dono totale a Dio e ai fratelli intravedo il senso pieno della mia vita. Percepisco la sua costante e provvidente presenza, divenendo sempre più certo che «se anche andassi per valle oscura non temerei alcun male perché il Signore è con me: il suo bastone e il suo vincastro mi danno sicurezza» (Salmo 23).

Preoccupazioni, ansie, paure…

Non posso nascondere un po’ di ansia per le tante responsabilità che certamente coroneranno il ministero sacerdotale e la paura di non poter essere sempre all’altezza delle realtà con cui verrò a contatto. Ma sono certo che quel Dio che mi ha chiamato a seguirlo più da vicino sarà per me anche quella linfa che riempirà di vita il quotidiano rendendo possibile anche l’impossibile. Con Maria, dunque, anche io voglio innalzare il mio Magnificat per le grandi cose che l’Onnipotente compie mediante la mia povertà.

Il raggiungimento di importanti tappe di vita è sempre occasione per fare memoria della strada percorsa, delle persone incontrate, delle esperienze vissute. Quali sono stati i tuoi punti di riferimento lungo questi anni di formazione?

Il mio cammino di discernimento e formazione è stato molto lungo eppure, se tornassi indietro, rifarei tutto da capo e con la stessa gioia. Fin dalla tenerissima età il Signore mi ha circondato di tanti suoi validi testimoni. Anzitutto i miei genitori Antonio e Cristina, insieme a mio fratello Samuele: in loro vedo sempre un esempio bello di che cosa possa realizzare l’amore quando è semplice e autentico; quanto bene mi ha fatto veder loro scommettere su di me, soprattutto quando all’età di 13 anni espressi il desiderio di entrare in Seminario. Se oggi sono quello che sono lo devo in gran parte a loro. E chiedo al Signore di custodirmi in quella semplicità e umiltà con cui i miei genitori mi hanno sempre cresciuto.

Quali figure sacerdotali hanno accompagnato il tuo cammino?

Il Signore ha voluto donarmi anche una splendida figura sacerdotale, quella del compianto don Giuseppe Tondo, mio primo parroco. La sua testimonianza mi ha portato prima a chiedermi e poi a desiderare di poter essere come lui, pane spezzato per la comunità. Quando in seminario minore il rettore mi chiedeva perché volessi diventare prete rispondevo: «Voglio farmi santo come il mio parroco!». E se anche negli anni di formazione sono cresciuto nelle motivazioni, certamente la sua figura è rimasta per me altamente esemplare ed educativa. Sono davvero tante le persone e le esperienze mediante le quali il Signore mi ha voluto parlare fino a scegliermi come suo piccolo discepolo; colgo l’occasione per ringraziare quanti hanno inciso felicemente nella mia vita: i miei nonni, gli amici di sempre, le comunità parrocchiali di San Cesario insieme ai loro parroci don Giorgio, Don Luciano, Don Gino; i rettori, gli educatori e gli amici del Seminario minore di Lecce e maggiore di Molfetta, le parrocchie di Trani, Barletta e Roma in cui ho svolto le mie prime esperienze pastorali, le Suore Salesiane dei Sacri Cuori con la loro materna presenza e tutti coloro che, nel silenzio e nel nascondimento, mai hanno fatto mancare nei miei confronti un ricordo orante ed una vicinanza generosa.  Infine non posso non esprimere gratitudine verso il mio paese di origine, la cara San Cesario: sentirmi figlio amato di questa piccola e bella comunità è per me motivo di orgoglio. Il Signore ha voluto chiamarmi tra questa bella gente! Per tutti loro rendo grazie a Dio!

Alla luce dell’anno di ministero diaconale vissuto fra la tua parrocchia di origine, gli studi di teologia morale a Roma e la collaborazione con la parrocchia che ti ospita nella capitale, come immagini di vivere il tuo ministero sacerdotale? Quali le aspettative, gli orizzonti di riferimento?

Sono molto contento di come ho vissuto quest’anno di ministero diaconale: ho toccato con mano cosa significhi mettersi a servizio del popolo santo di Dio e non nascondo di averne gustato maggiormente la bellezza più che negli anni di formazione. Devo particolarmente ringraziare il mio parroco di origine, don Luciano, e il mio parroco romano, don Antonio, per avermi concesso la possibilità di vivere al meglio questo particolare ministero ecclesiale. Tanti bei frutti sto già raccogliendo dalla esperienza di studio presso l’Accademia Alfonsiana di Roma: grato al mio arcivescovo Michele per la possibilità concessami, trovo nell’approfondimento della teologia morale un valido supporto per vivere al meglio il mio sacerdozio, crescendo nel rapporto con Dio, con me stesso e con i fratelli. In questi mesi ho avuto prova che la gente sente tanto il bisogno di qualcuno che sia davvero innamorato di Dio. Non burocrati, non pseudo-psicologi improvvisati, non tuttofare ma uomini di Dio, uomini capaci di dire parole di vita in un mondo bombardato da parole di morte. Questo desidero avvenga anche nella mia vita: rimanere costantemente unito a Dio e portare a Lui tutti coloro che incroceranno il mio cammino. Non ho ambizioni, non ho progetti; ho solo un desiderio, rimanere in Dio certo che senza di Lui non potrei fare nulla e la mia vita ne sarebbe altamente compromessa e svilita. Sono consapevole che solo una vita sacerdotale vissuta onestamente potrà far correre più velocemente la Parola di Dio. Christum oportet crescere (Gv 3,30): con le parole di Giovanni, è Cristo che deve crescere e raggiungere ogni uomo della terra!

Che cosa chiedi alla comunità e ai lettori di Portalecce - che potranno assistere in diretta tv alla tua ordinazione sacerdotale - mentre si avvicina il 7 settembre?

In questi ultimi giorni che mi separano dalla ordinazione chiedo a tutti voi un ricordo nella preghiera affinché dal 7 settembre possa essere pane spezzato come quel corpo di Cristo che insieme a tanti fratelli e sorelle celebrerò nella quotidianità. Per sempre!

donangelo

 

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