“L’esodo attraverso la Libia e il mar Mediterraneo” dei fratelli immigrati, oggi anche nella fede, Francesco e Vincenzo “ha avuto un approdo sicuro nel porto dell’amore di Cristo”.
Così hanno risposto i due catecumeni all’arcivescovo Michele Seccia in apertura della celebrazione dei riti di Iniziazione che si sono svolti ieri mattina nella chiesa dello Spirito Santo a Lecce.
Una celebrazione densa di partecipazione e preghiera (troppo piccola la rettoria per contenere tutti i fedeli), insolita per una terra in cui i tre sacramenti (battesimo, cresima ed eucarestia) si celebrano su un arco temporale di alcuni anni.
L’arcivescovo dialogando in francese con i giovani catecumeni e in italiano con i fedeli tutti, ha ricordato la “forza e la determinazione nella fede dei catecumeni nella sua esperienza di missione quando era solito celebrare il battesimo agli adulti”.
Padre Gianni Capaccioni, direttore dell’ufficio diocesano Migrantes, ha evidenziato che “l’importanza di questo evento per Lecce è visibile, nel senso che la Chiesa dell’Africa e degli altri continenti ha dato figli giovani, che vengono a noi attraverso l’immigrazione nella ricerca del lavoro e si avvicinano a Cristo. Sono questi i nuovi germogli della Chiesa futura d’Europa”.
La scelta dei nomi Francesco e Vincenzo, memoria di vite spese nell’amore umile, benigno che non si vanta, che non ricerca like nei social o titoli sui giornali, parla di volontari silenziosi che in questi anni si sono fatti prossimi ai due giovani accompagnandoli nella ricerca dell’amore gratuito che dà senso alla vita, parla di catechisti volontari pazienti e costanti che hanno saputo dare concretezza alle parole di Paolo VI: “l’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri o se ascolta i maestri è perché sono dei testimoni. Egli prova in effetti una istintiva avversione per tutto ciò che può apparire come inganno, facciata, compromesso”.
Alla fine dell’arricchente celebrazione, si riparte tutti dall’invito di mons. Seccia: “Riscoprire l’identità di figli per gustare nell’eucarestia quanto è bello e buono il Signore”.